Un’organizzazione neonazista e suprematista, attiva su tutto il territorio nazionale e con forti radici nella rete attraverso la piattaforma Telegram, è stata smantellata ieri dalla Polizia di Stato.
L’operazione, condotta sotto la direzione delle Direzioni Distrettuali Antiterrorismo delle Procure di Bologna e Napoli e coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha portato a 12 arresti e 25 perquisizioni in diverse città italiane. Tra i fermati c’è anche un giovane di Fano, il 22enne già noto alle cronache per vicende legate al periodo pandemico.
Le città coinvolte
L’operazione ha interessato una vasta area geografica: oltre a Fano, gli arresti e le perquisizioni hanno toccato Bologna, Bari, Brindisi, Lecco, Milano, Monza Brianza, Modena, Palermo, Pesaro Urbino, Pescara, Pordenone, Ravenna, Roma, Teramo, Trieste, Vercelli e Vicenza.
Gli indagati, di età compresa tra i 19 e i 76 anni, facevano parte di una rete neonazista e suprematista denominata “Divisione Nuova Alba”. L’organizzazione si rifaceva a ideali estremi, includendo l’apologia della Shoah e il culto della “razza ariana”, con l’intento di sovvertire l’attuale ordinamento democratico per instaurare uno Stato etico e autoritario. Tra i piani ipotizzati figuravano azioni violente contro alte cariche istituzionali, incluso il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il caso di Fano
Tra gli arrestati spicca il nome del giovane di 22 anni residente a Fano. L’ex studente dell’Istituto Olivetti era diventato noto nel 2021 per essersi incatenato al banco in classe, rifiutandosi di indossare la mascherina durante l’emergenza Covid. All’epoca, fu sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio e successivamente assolto in un processo per turbativa dell’ordine pubblico.
Ora, però, le accuse nei suoi confronti sono ben più gravi: è ritenuto un membro attivo dell’organizzazione suprematista. Durante la perquisizione nella sua abitazione sono stati trovati cimeli nazisti e fascisti.
Un’organizzazione strutturata e pericolosa
Secondo le autorità, la “Werwolf Division” era una cellula ben organizzata e pronta all’azione. La struttura interna era gerarchica, con ruoli definiti come il “Comandante”, l’“Editore” e l’“Istruttore”. Il gruppo utilizzava un canale Telegram segreto per formare nuovi adepti, definiti “guerrieri”, e prepararli alla violenza.
Gli inquirenti descrivono il sodalizio come una vera e propria rete sovversiva operativa, capace di compiere attentati attraverso tecniche tipiche sia dei suprematisti che dei jihadisti. L’indagine ha rivelato anche legami tra la “Werwolf Division” e un’altra organizzazione eversiva, l’“Ordine di Hagal”, smantellata nel 2022.