SAN BENEDETTO – Era una calda domenica di luglio del 1923 quando uno dei pionieri degli albergatori sambenedettesi, Pippo Camiscioni, inaugurò l’Hotel Progresso al mare. Sono trascorsi ben 90 anni e l’Hotel Progresso è sempre lì con la sua tinta rosa confetto ad affascinare i turisti coinvolgendoli in un’atmosfera da primi del Novecento, facendo sentire visitatori e clienti come personaggi del film “C’era una volta in America”.
Trenta camere, saloni, sale da pranzo, una piattaforma di camerini da bagno, non mancava nulla al primo hotel del lungomare sambenedettese. Pioniere di quella impresa ricettiva che negli anni a venire farà la storia della Riviera. Una storia, quella dell’albergo, fatta di foto sbiadite in bianco e nero, un edificio liberty della bella époque a ridosso della spiaggia, donne con vestiti lunghi e ombrellini assieme a uomini con costumi a righe ascellari.
Fino ad allora il turismo sambenedettese, quello che iniziò alla fine della seconda guerra mondiale, non prevedeva strutture alberghiere ma solo abitazioni private che venivano affittate per il periodo estivo. Ed erano gli anni in cui San Benedetto rinasceva dopo il dramma bellico. Basti pensare che risale al 1931 il lungomare firmato dal giovane dirigente comunale ingegner Luigi Onorati, mentre lo stesso anno del taglio del nastro dell’hotel Progresso veniva ultimato il ponte sull’Albula.<br><br>
L’edificio è stato costruito secondo uno schema tipologico del primo del Novecento ricorrente sul litorale Piceno è infatti caratterizzato da un ampio portico d’ingresso con terrazza balaustrata superiormente e da elementi decorativi tipici dell’epoca con paraste d’angolo bugnate, cornici e fasce marcapiano. E in occasione dell’inaugurazione dell’hotel di Camiscioni raggiunsero la città personalità da Teramo e da Ascoli oltre si rappresentanti della Società operaia di Mutuo soccorso. La clientela proveniva soprattutto da Ascoli e da Roma, famiglie dell’alta borghesia che potevano permettersi la “villeggiatura” al mare in pieno ventennio fascista. In passato lo stesso Camiscioni era stato titolare di uno dei primi alberghi della Riviera in via Roma per poi tentare la sfida sul lungomare.<br><br>Tanti i personaggi che sono passati dalle stanze del Progresso. Tra i più famosi il pugile Primo Carnera detto il “gigante buono”, così donna Rachele moglie di Benito Mussolini, il cantante lirico Beniamino Gigli che veniva a trovare i suoi amici ad Ascoli e Ripatransone, fino al generale tedesco Erwin Rommel “La volpe del deserto” e la vedova di Giacomo Matteotti. Dopo la famiglia Camiscioni la proprietà passò a un notaio fino al 1987 quando venne venduto alla famiglia Mancini. Fu Silvano Mancini ad acquistare l’hotel e a gestirlo con la sua famiglia, la stessa che all’indomani della sua prematura scomparsa ne ha preso le redini grazie a una donna forte e professionale come Titti, all’anagrafe Gabriella Bugari, bravissima padrona di casa e ottima cuoca tanto da essere presidente dell’Unione regionale cuochi affiancata dai figli Giorgio e Giulia.<br><br>
E la tradizione di ospitare personaggi illustri è rimasta. La storia recente ha visto albergare al Progresso gli attori Silvio Orlando, Remo Girone, Luca Zingaretti, il tennista di fama mondiale John McEnroe, l’ex sindaco di Roma Fracesco Rutelli, il portiere campione del mondo Dino Zoff fino agli autori che ogni estate raggiungono la Riviera per presentare i propri libri da Silvana Giacobini a Enrico Vanzina, mentre un cliente fisso è il giornalista e scrittore Gian Antonio Stella.