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Samb basket, parla l’atleta vittima di insulti razzisti. Mandel Adib Tongue Zuko: “Sono dispiaciuto. Ma vado avanti per la mia strada”

L'atleta dell'Infoservice Sambenedettese Basket è stato vittima di insulti razzisti nel corso della sfida contro il Venafro: "Sul momento non me ne sono accorto. Voglio sensibilizzare l'argomento"
Pubblicato il 26 Marzo 2024

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. “Nel nostro sport non c’è spazio per il Razzismo”: a parlare è l’Infoservice Sambenedettese Basket, che a Venafro ha incassato la sesta sconfitta consecutiva. Il risultato sportivo, però, è passato in secondo piano. Mandel Adib Tongue Zuko, giocatore dei rossoblu, è stato vittima di insulti razzisti nel corso del primo quarto di gioco. “Sul momento non me ne sono accorto – spiega l’atleta – Ieri (lunedì 25) me l’ha detto un mio compagno di squadra che ha visto la diretta”.

Mandel nasce nel 2001 a Ferrara e ha origini camerunensi. “Sono onesto – dice con sicurezza – Questi episodi mi toccano relativamente“. Ovvero? “Cerco di non farmi influenzare troppo. Non è bello sentirsi dire certe cose, ovviamente. Ma quello capitato a me non è il primo caso nella storia”. In contesti come questo, il risultato sportivo passa in secondo piano. “Mi era successo in passato, quando ero più piccolo. In generale, chi si comporta così non è educato”. Anche perché, i protagonisti in questione “Erano bambini. C’è parecchia maleducazione. Non c’è il rispetto verso il prossimo. Reputo queste persone come incoscienti”.

“Vado avanti”

L’atleta ammette di non aver sentito nulla in diretta. Ma se ci avesse fatto caso? “Sarei andato avanti a giocare”. Mandel non si scompone e va avanti per la sua strada. “Queste situazioni credo sia giusto divulgarle – e aggiunge – Se stai zitto non risolvi niente”. Di certo non è il primo episodio di razzismo capitato nello sport. Ma passo dopo passo, forse può arrivare a una soluzione. “Se parli. Se riesci a trasmettere il tuo messaggio alle persone. A far capire che certe cose non vanno fatte. Secondo me riesci a sensibilizzare la massa. E speri che un cambiamento, nel tempo, si possa vedere”.

La certezza che tali episodi non si ripetano più, non c’è. Ma di sicuro possiamo augurarcelo. Anche perché, come per Mandel, il supporto gioca un ruolo da protagonista. “Ho avuto sostengo immediato da parte della società. Da Alessandro Roncarolo fino alla mamma, Denise. Che appena ha saputo del fatto, mi ha mandato un messaggio, che ho apprezzato molto, in cui mi dimostrava vicinanza”. “Ringrazio anche i miei compagni di squadra che mi hanno supportato. Ciò che è sicuro – dice con sicurezza – è che non sono solo”.

Prima di chiudere, Mandel fa una precisazione. “Il mio, storicamente, non è il primo caso. Ne cito uno in Italia, come quello di Balotelli”. E aggiunge: “Il mio è un messaggio di sensibilizzazione che ha come obiettivo quello di ridurre a zero, se possibile, questi episodi”. Conclude con semplice, quanto emblematico. “Tutto qui”.

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