Le restrizioni del governo italiano su pubblicità e sponsorizzazione del gioco d’azzardo non hanno fatto desistere i siti di scommesse a proporre i loro marchi a società sportive. Il motivo è legato al fatto che il 73 per cento del totale delle puntate è sul calcio; infatti, è stimato nella penisola italiana, c’è un giro di ben 11,8 miliardi di euro come evidenziato in dati raccolti nel 2023. Al secondo posto c’è il tennis, con una quota del 14,8% a cui fanno seguito basket italiano ed europeo e quello della NBA.
I nodi italiani da sciogliere: scommesse, calcio e proibizionismo
Era il mese di maggio del 2002 quando in Italia si registrò il boom definitivo del settore dei casino e delle scommesse sportive, con i bookmaker che sfruttavano con grande creatività l’onda digitale e l’espansione esplosiva e rapida di Internet. I grandi operatori di questa branca del gioco d’azzardo, cominciarono a diventare più conosciuti, potenti e ricchi. Il settore undici anni dopo grazie anche all’introduzione del bookmaking virtuale si è consolidato a tal punto che è entrato facilmente nel mondo delle sponsorizzazioni sportive, con alcuni noti nomi di siti che sono comparsi sulle maglie del Milan e del Palermo all’epoca in Serie A con un giovanissimo Paulo Dybala, e persino in Serie B. Lo stop improvviso e definitivo da parte dello stato arriva però nell’agosto 2018 con il Decreto Dignità firmato dal primo governo Conte.
Tra le misure c’è il divieto per le società di scommesse di svolgere attività di comunicazione, promozione e pubblicità all’interno di trasmissioni televisive, eventi sportivi, carta stampata o radiofonica. Alla base della decisione c’è l’intenzione di contrastare il crescente problema del gioco d’azzardo nel Paese, ma il decreto in realtà si abbatte come uno tsunami su un mondo del calcio e dello sport in generale ormai indissolubilmente legato alle scommesse sportive e relative sponsorizzazioni che arricchiscono sia le squadre che scrivono il nome di un sito su maglie e gadget sociali che i gestori stessi dei portali online. La decisione del governo italiano comporta la ribellione del mondo del calcio, anche se la protesta resta vana. La norma, dicono i club, regola ciò che accade all’interno del Paese, ma non tiene conto che fuori dai confini nazionali le sponsorizzazioni nelle scommesse continuano ad avanzare.
Mentre i big delle scommesse non possono sponsorizzare Inter, Milan, Juventus e così via, gli spettatori televisivi e online possono invece vedere le partite della Liga spagnola, della Premier League inglese e di altri campionati in cui sono ben visibili sulle maglie degli sponsor i nomi dei più noti bookmaker del settore delle scommesse. Secondo il punto di vista di molti presidenti di squadre italiane di calcio, la mossa del governo italiano è da ritenersi inappropriata poiché indebolisce il sistema in quanto i soldi che avrebbero potuto essere destinati a rafforzare le squadre stesse vanno alle concorrenti europee, che diventano più forti e aggressive.
La situazione attuale della pubblicità e della sponsorizzazioni delle scommesse sportive
Nel dicembre 2022, Andrea Abodi e Gabriele Gravina rispettivamente ministro dello Sport e presidente della Federazione Italiana gioco Calcio si sono incontrati per dare vita a un importante cambiamento della normativa statale del 2018. I club sono pronti a braccia aperte ad accogliere di nuovo i bookmaker tra i loro sponsor di maglia e anche il governo, che ora pare abbia cambiato idea ritenendo che esiste e va rispettato il diritto di scommettere a vantaggio degli organizzatori di eventi agonistici, aprendo all’ipotesi di inserire il tema nel dibattito del cosiddetto pacchetto competitività. Il piano di Abodi, condiviso con Federcalcio e Lega , oltre al rientro delle agenzie di scommesse nell’elenco delle sponsorizzazioni lecite, prevede nell’immediato l’inserimento della possibilità di vendere i diritti tv in Italia con contratti di tre e cinque anni, una mossa questa che potrebbe attirare l’interesse dei broadcaster.
La Federcalcio italiana chiede un piccolo contributo statale dalle scommesse sportive
La Federcalcio dal 2018 ossia l’anno in cui è andato in vigore il Decreto Dignità, insiste per un prelievo dell’1% sull’importo giocato sulle scommesse da destinare a club e federazioni, passo non facile perché la precedente formulazione aveva già innescato la ribellione dei concessionari con tanti ricorsi al Tar e con esiti diversi. Nel concreto la situazione al momento è ferma e pragmaticamente nessun grande player di scommesse può sponsorizzare una squadra di qualsiasi serie o natura in Italia. Il calcio, ovviamente è lo sport più colpito dal provvedimento sia per ragioni economiche che per competitività verso l’estero, per cui il governo per non impoverire le società calcistiche dovrà necessariamente aprire ad una riforma meno drastica e fungere da motore trainante a una trasformazione del sistema equiparandolo a quello di altri paesi europei.