ASCOLI PICENO. La stilista Marta Jane Alesiani con le sue creazioni ha calcato le passerelle più prestigiose della moda, e continua a farlo con successo.
Lei ha debuttato a “Moda sotto le Stelle” e poi alla “Fashion Week di Milano”. Da lì ha spiccato il volo e oggi il suo curriculum vanta prestigiose collaborazioni con storiche maison della moda, tra le quali Versace.
Le collaborazioni con i grandi brand sono state fondamentali per la mia formazione oltre che determinanti per plasmare la consapevolezza di poter creare finalmente la mia linea. Ricordo che stavo già disegnando la mia prima collezione e la partecipazione a “Moda sotto le stelle” arrivò quasi per gioco. Da lì a poco si aprirono le porte del Festival del Cinema di Venezia e molte altre importanti collaborazioni ma l’epifania vera e propria fu la prima Fashion Week a Milano come stilista e il sold out delle prime vendite. Non mi aspettavo una risposta così dirompente, la consacrazione a nuova fashion designer emergente, la richiesta dei negozi, le commissioni dei personaggi dello spettacolo e le richieste degli uffici stampa arrivarono la settimana dopo la presentazione della prima collezione: ammetto che mi colsero incredula e quasi impreparata.
Il suo marchio “Marta Jane Alesiani” nasce dopo una lunga gavetta nelle grandi aziende del settore. Cosa ricorda di quel periodo?
Dopo anni di studio zelante, mi sono laureata e, da subito, ho iniziato a lavorare per grandi aziende del settore moda, è accaduto tutto velocemente, dopo aver vinto illustri concorsi italiani ed esteri come fashion designer, sono iniziate ad arrivare richieste di lavoro con illustri brand. Mi sono ritrovata a ricoprire ruoli importanti e a dover imparare a correre nella grande maratona del fashion system. Ricordo che non esistevano fine settimana, le prime collaborazioni con il mondo dello spettacolo e i mille corsi per poter sempre essere preparata, una specie di vita alla “Diavolo veste Prada”. Incontrare personaggi famosi era emozionante, ma la realizzazione dei loro abiti, per quanto elettrizzante, spesso portava a veri e propri tour de force composti da pochissime ore di sonno e cambiamenti dell’ultimo minuto da dover gestire con lucidità e ottimismo. Ma la cosa più bella era imparare, crescere come professionista ogni giorno, per questo ero sempre immensamente grata alla vita per tutte le bellissime opportunità che mi stava regalando.
Lei è originaria di Force ed è lì che con le prime scosse del 2016 ha deciso di spostare il suo laboratorio che in quel momento aveva realizzato a Milano: ripensò alle parole di sua nonna “Le radici fanno crescere forti gli alberi”.
Sono sempre stata orgogliosa delle mie origini e ho sempre mantenuto un legame speciale con il mio paese natale. Dopo aver vissuto in tantissime città italiane ed estere, ed aver creato nel 2016 a Milano il mio atelier, ho iniziato a vedere con occhi diversi le tante possibilità che l’artigianato marchigiano poteva fondere con le mie collezioni. Così ho iniziato a far da sponda tra le Marche e Milano, poi, con il passare del tempo, mi sono resa conto, guidata anche dallo spirito guida di mia nonna, che lavorare tra le terre sibilline, immersa nel verde, non solo aumentava la mia produttività, ma mi caricava di energia, ed ecco che nel 2020 ho deciso di trasferire definitivamente il mio laboratorio nelle Marche.
Il sogno di diventare stilista lo aveva già da bambina?
I miei sogni non li ho mai messi nel cassetto, ma sono sempre stati ben tenuti a vista sul comodino. Mi reputo molto fortunata, perché i miei sogni di bambina, nel corso degli anni, non sono mai cambiati e questo mi ha permesso di concentrarmi su di loro con grande dedizione. Volevo diventare una stilista e un’archeologa, volevo essere entrambe le cose: creare abiti e sogni da indossare ed omaggiare la storia dei nostri antenati e delle antiche civiltà. Oggi mi chiamano “L’archeologa della moda” quindi credo che la caparbietà, lo studio, il lavoro e i tanti sacrifici mi abbiano condotto verso una bellissima realizzazione.
Quello della moda, è noto, non è un ambiente semplice. Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato nel suo percorso?
Sono davvero innumerevoli e, onestamente, posso affermare che per intraprendere questo lavoro occorrono: competenza, dedizione, sacrificio e un forgiato carattere determinato. Nel mio percorso ci sono stati alti e bassi, diciamo che nella triade delle difficoltà posso tranquillamente citare, la mancanza di una vita privata perché le energie vengono spesso assorbite completamente dal lavoro che, soprattutto nelle grandi aziende, non perdona errori, debolezze o perdite di tempo. Se ami quello che fai pesa meno, ma comunque si ha la consapevolezza di questa realtà. Da libera professionista, la complessità iniziale è stata sicuramente quella di riuscire a fare tutto da sola: dall’ideazione alla creazione, alla vendita e alla gestione economica, mantenendo le tempistiche di consegna. C’è poi una grandissima concorrenza, spesso sleale che conosce l’invidia capace di trasformare un lavoro bellissimo in una guerra volta al profitto, dove bisogna essere sempre creativi ed efficienti per non essere mai sostituiti e dove vedersi rubare idee è praticamente all’ordine del giorno. Personalmente mi sento lontana da questo modo di vedere la moda, credo nell’artigianato e non nelle corse al tempo, credo nel lavoro di squadra e che il bello di ogni stilista sia quello di essere diverso, creativamente visionario e non etichettabile. Il mio intento è quello di regalare emozioni, proprio per questo, ogni giorno, rinnovo la felicità di fare esattamente il lavoro che amo con profonda gratitudine.