ASCOLI PICENO Dario Faini, in arte Dardust, è un artista di fama internazionale. Autore e produttore ha firmato numerosi successi italiani, vantando un palmarés di oltre 70 dischi di Platino e con più di 500 milioni di streams. La sua musica ha accompagnato eventi di richiamo internazionale tra i quali il Superbowl, l’NBA All Star Game, il Keynote Apple e il Flag Handover nella cerimonia di chiusura dei Giochi olimpici di Beijing 2022.
A nove anni inizia a studiare pianoforte classico presso l’Istituto musicale “Gaspare Spontini” ad Ascoli. A chi deve questa passione?
La mia passione per la musica nasce grazie ad un pianoforte che era in casa; lo suonava mia sorella iscritta all’istituto musicale “Gaspare Spontini”. Un giorno decisi, in maniera del tutto istintiva, di avvicinarmi anch’io a questo strumento e iniziai a suonarlo, ma senza saperlo farle. Così i miei genitori decisero di iscrivermi ad alcune lezioni. Inizia così il mio percorso fatto di disciplina e studio. Mio padre e mia madre, del resto, da sempre mi hanno trasmesso l’idea che in ogni cosa bisogna metterci il massimo impegno, anche se si trattava di un’attività formativa ma anche ricreativa. Inoltre a quei tempi gli insegnanti erano molto severi quindi lo studio del pianoforte era sì passione, ma anche dedizione e sacrificio.
Oggi lei è pianista, compositore, produttore discografico e musicista. Quando ha capito che la musica sarebbe diventata la sua professione?
Subito. Avevo otto anni e in quel periodo al cinema uscirono due film fantasy che mi hanno portato alla musica. Il primo è stato la “Storia infinita” con la musica di Giorgio Moroder, uno dei compositori della colonna sonora, e poi “Labyrinth – Dove Tutto è Possibile” dove ho scoperto David Bowie. Da lì mi sono complementarmente identificato in queste figure e decisi di voler lavorare nel mondo della musica. Grazie allo studio del pianoforte ho avuto modo di amplificare questo mio immaginario musicale, come mia forma di espressione e di identità personale.
Come è accaduto per Duality Tour 2023 spesso la prima tappa delle sue performance è Ascoli Piceno, sua città natale. Perché?
Al di là che sia casa mia questa decisione non dipende dal fatto di sentirmi coccolato e amato. Ascoli è comunque una città difficile e come si dice “Nemo propheta in patria”, però mi piace conquistarla. Mi piace trascorrere alcune settimane nei luoghi dove sono nato e cresciuto con le maestranze ed eccellenze del posto, del resto una parte del mio team viene proprio da lì. Mi piace pensare simbolicamente che ogni nuovo viaggio riparta tornando a casa.
Lei è il pianista italiano della nuova generazione tra i più ascoltati al mondo. Sente il peso di tanta responsabilità, soprattutto verso coloro che vogliono intraprendere la sua strada?
Non sento alcuna responsabilità. Ognuno ha un proprio percorso e i numeri non contano. L’arte non è fatta di risultati numerici. Ci può essere un successo che conta dei numeri giganteschi, ma poi non ti rispecchiano fedelmente, mentre può esserci un passaggio artistico che fa pochi numeri ma rappresenta fedelmente quello che sei in quel momento. Credo che proiettarsi nel futuro, a livello creativo, significhi non pensare a nulla, non assecondare il pubblico o i numeri perché ritengo che rappresentino una grande gabbia per la libertà creativa: l’importante è seguire la propria emotività esprimendosi pienamente. Poi i risultati non spettano a noi controllarli.
Durante la sua carriera ha avuto mai momenti di sconforto? Ha mai pensato di mollare tutto, magari agli esordi della sua professione?
A cavallo dei trent’anni, quindi anche ad una età abbastanza matura, perché vedevo che con la musica non stava accadendo nulla, al di là dei miei grandi impegni. Poi terminata la laurea in psicologia, che per me era come chiudere quel cerchio che avevo lasciato aperto per tentare la strada della musica, mi ha dato un nuovo slancio sul lato creativo. Da quel momento sono partito più libero di investire totalmente me stesso nella musica; magicamente tante opportunità si sono aperte e il mio talento è stato riconosciuto. E’ stata una lunga crescita, ma è avvenuta.