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PAUSA CAFFE’ | Annarita Pilotti: “Che bei ricordi gli anni in Polizia. Oggi sono una nonna felice”

L'imprenditrice alla guida di Loriblu si racconta: “Per quattro anni sono stata presidente di Assocalzaturifici. Oggi ci sono troppi avvoltoi che vogliono andare al potere”
Pubblicato il 8 Settembre 2023

PORTO SANT’ELPIDIO. Imprenditrice marchigiana di successo Annarita Pilotti, insieme al marito Graziano Cuccù è alla guida di Loriblu, azienda leader nel settore delle calzature di lusso che tiene alto il nome del Made in Italy in tutto il mondo.

Lei e suo marito siete stati nominati Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana dal Capo dello Stato On. Giorgio Napolitano. Com’è lavorare insieme?
Sicuramente lavorare insieme è bello perché si condivide tutto. Anche se certo non è sempre facile andare d’accordo su ogni singola scelta. Ma lavorare insieme spesso significa “portarsi” il lavoro a casa, soprattutto da quando anche i nostri quattro figli lavorano in azienda. A tavola capita di parlare delle problematiche dell’azienda che inevitabilmente ogni giorno bisogna affrontare. Attualmente sono meno in azienda per dedicarmi ai miei nipoti: sono una nonna felice.

Come è stato l’inserimento dei suoi figli in azienda?
Allora i miei quattro figli sono nati tra il 1990 e il 1998. Inizialmente, data anche la poca differenza di età che intercorre tra loro, non è stato facile conciliare lavoro e famiglia, soprattutto perché i primi tempi ero ancora in servizio in Polizia. Fin da piccoli hanno respirato l’aria dell’azienda, iniziando con le mansioni più basilari, anche d’estate quando la scuola terminava, insomma hanno fatto la vera gavetta. Insieme a mio marito non abbiamo mai fatto sconti ai nostri figli. Sono orgogliosa di loro. E questo è molto importante nella formazione di un giovane per capire che la vita è fatta anche di sacrifici, nessuno ti regala niente.

Diplomata all’Istituto Magistrale inizia subito ad insegnare nel suo paese natale, Penna San Giovanni in provincia di Macerata. C’è qualche aspetto di questa sua esperienza che ha poi trasferito nel suo lavoro in azienda?
Sicuramente la sensibilità verso il prossimo, e non solo in azienda. In molte situazioni siamo vicini al prossimo. In questi anni abbiamo portato avanti diverse iniziative per sostenere tante persone, che ne avevano bisogno, ma senza mai renderlo noto.

Quando suo padre viene a mancare smette di insegnare e porta avanti la stazione di rifornimento di benzina di famiglia. Insomma nella sua vita si è sempre data da fare: un bel messaggio da trasmettere alle nuove generazioni.
Per un periodo ho fatta anche la benzinaia, cameriera e maestra, insomma ho sempre lavorato e mi sono data da fare sin da giovanissima.  Il paese era piccolo e sbarcare il lunario era difficile, insomma bisognava lavorare. Proprio per il mio passato e la mia esperienza tengo molto ai giovani, ma ce ne sono pochi con il desiderio di imparare un mestiere. In questo ritengo che le famiglie abbiano un ruolo fondamentale: i genitori devono assumersi le loro responsabilità. Non li devono proteggere, come invece troppo spesso accade anche in ambito scolastico. Quando in azienda ci sono ragazzi che hanno voglia ed entusiasmo di imparare vengono gratificati a livello economico e per me è una soddisfazione. Il reddito di cittadinanza aveva creato alcuni disagi a riguardo.

Prima di lavorare nell’azienda fondata da suo marito negli anni Settanta a Porto Sant’Elpidio ha indossato anche la divisa. Dopo aver superato il concorso entra in Polizia diventando anche agente di scorta di alcuni magistrati palermitani; che ricordi ha di quel periodo?
Porto sempre nel mio cuore il periodo trascorso in polizia. In particolare conservo un ricordo molto bello degli anni trascorsi presso il commissariato di Civitanova Marche dove ho lavorato per dieci anni con diverse mansioni, dall’ufficio stranieri, all’amministrativo fino al reparto Digos e Volanti. E’ stato bello condividere quel periodo con i miei colleghi.

Già presidente Assocalzaturifici, che momento è questo per il settore calzaturiero marchigiano?
Un momento molto difficile. Non abbiamo il direttore, ma solo una presidenza reggente. Una reggenza boicottata da arrivisti e giochi di potere, dove purtroppo Confindustria non è riuscita a preservare e tutelare la volontà degli associati. Dobbiamo tornare alle elezioni, ma come spesso capita in queste situazioni ci sono imprenditori che ambiscono alla poltrona non per dare ma per prendere, e questo non è per meritocrazia. Ho fatto una presidenza lunga quattro anni sempre con grande senso civico: un lungo periodo in cui ho sottratto del tempo alla mia azienda e alla mia famiglia portando avanti progetti e iniziative che questo settore oggi si ritrova. Durante il mio mandato da presidente ho conosciuto i vertici della politica con i quali conservo ancora oggi un ottimo rapporto. Oggi in questo settore ci sono troppi avvoltoi che vogliono andare al potere.

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