Elisa Di Francisca, campionessa olimpica, è tra le più forti schermitrici italiane di sempre, specialista del fioretto. La sua carriera sportiva è costellata di medaglie e coppe: Medaglia d’Argento ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro nel 2016, vincitrice della Coppa del Mondo nel 2011 e nel 2015, sette volte campionessa mondiale e tredici volte campionessa europea. Ed ancora Medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Mersin nel 2013, sempre nell’individuale.
Che ruolo ha avuto e continua ad avere lo sport nella sua vita?
Lo sport ha avuto un ruolo determinante nella mia vita, soprattutto la disciplina, ovvero la scherma: mi ha dato delle regole, degli obiettivi e un’educazione che fa parte del mio modo di essere nel quotidiano e che cerco di trasmettere anche ai miei figli. Attualmente lo sport ha un ruolo marginale: non sono abituata a fare sport per me stessa, e poi non ho tempo (dice scherzando ndr). Recentemente ho preso a fare un po’ di tapis roulant. Insomma non sono una fanatica del fitness.
Quanto deve alla sua città natale, Jesi?
Devo tantissimo, un posto dove all’aldilà dell’affetto che mi lega, qui ho la mia famiglia e i miei amici di sempre e dove torno almeno una volta al mese, è una città che ha dato i natali a tante eccellenze sportive come Mancini, Trillini, Vezzali. Poi qui si vive bene, si mangia bene. Attualmente vivo a Roma con i miei figli e mio marito, ma non perdo occasione di tornare a Jesi.
Quanto è stato difficile chiudere il capitolo della vita da atleta?
La difficoltà più grande non è stata quando ho deciso di smettere, perché comunque come qualsiasi scelta io la faccio di pancia e cuore. Era durante il periodo pandemico, spesso le competizioni sportive venivano rimandate, e io e mio marito avevamo il desiderio di dare un fratellino o una sorellina ad Ettore. Ma il momento più duro da superare è quando Brando aveva un anno, ed io pur essendo soddisfatta come moglie e madre sentivo che mi mancava qualcosa. Non avevo più scadenze, allenamenti, gare e ritiri: mi mancavano gli obiettivi da dover raggiungere
Lei ha disputato numerose gare, qual è quella che non dimenticherà mai?
La prima gara che ho disputato, avevo 12 anni e a Rimini si teneva il Gran Premio Giovanissimi. Con me c’erano mia madre Ombretta e il maestro Ezio Triccoli, al quale devo tanto. Lui ha portato la scherma dal Sud Africa a Jesi. Quel giorno disse a mia madre: “Sua figlia ha l’oro nelle mani”, insomma ha sempre creduto me. In quella gara, stanca e affaticata, capii che la scherma era il mio sport che richiede molta concentrazione mentale e tanta forza fisica.
In Italia aumenta il numero di giovani, anche giovanissimi, parliamo di 8, 11 anni, che soffrono di disturbi alimentari, e i social aggravano questo problema. Lei ritiene che lo sport possa aiutare a superare questi disturbi se non ad evitarli?
Lo sport sicuramente aiuta. Soprattutto a causa della pandemia tantissimi giovani hanno smesso di praticare attività sportiva. A riguardo mi capita di sentire molte mamme che sono preoccupate per questo. Lo sport aiuta per il benessere fisico e ti educa alla vita, così come la scuola, secondo me devo andare di pari passo.
Lei è mamma di due bambini, anche loro sono sportivi?
I miei figli sono ancora piccoli, ma tra qualche anno lo saranno assolutamente. Brando ha due anni. Ettore ha cinque anni e pratica nuoto, ma già dal prossimo anno vorrei scegliesse una disciplina. Mi piacerebbe, se individuale, arti marziali altrimenti di gruppo il rugby.
Qual è il suo sogno nel cassetto?
Trovare un’altra passione. Certo non sarà mai forte come la scherma, ma deve essere un motivo per svegliarmi la mattina ed essere felice di dove sono.