COMUNANZA. Nata da un’idea di quattro amici, tutti ex alunni del Montani, nel giro di 40 anni la Sigma è diventata una realtà con quasi 600 dipendenti e 13 sedi sparse tra Italia e Europa. Alvaro Cesaroni quali sono gli ingredienti, a suo avviso, del vostro successo imprenditoriale?
Sicuramente molto è dovuto anche alla determinante esperienza maturata in aziende più grandi dove, in particolare, ho acquisto i metodi manageriali specifici di questo settore. Un altro aspetto fondamentale per raggiungere risultati in un’azienda è la coesione societaria. Il fatto che tutti soci siano sempre stati uniti con un riconoscimento preciso di leadership: questa è una delle chiavi di successo delle società.
Lei ha alle spalle una lunga gavetta lavorativa: progettista sistemi computerizzati nei laboratori Olivetti di Ivrea, poi progettista di sistemi di supervisione e controllo nei laboratori Telettra di Milano fino per poi fondare, nel dicembre del 1983 la Sigma Spa attiva nella produzione di stampanti a lettura ottica e apparati self service per cambio di valuta, per biglietteria ferroviaria e parcheggi, dove oggi ricopre il ruolo di presidente.
L’esperienza Oliviettana di Ivrea è stata fondamentale nella mia formazione professionale. In questi anni di gioventù ho acquisito una concezione ben precisa di fabbrica. Era fine degli anni Sessanta e si respira nell’aria la presenza della filosofia di Adriana Olivetti: una persona visionaria che aveva già ben chiaro quello che doveva essere la fabbrica attuale. Lui diceva che la fabbrica doveva essere fatta per l’uomo e non viceversa. Era morto qualche anno prima che entrassi allo stabilimento di Ivrea, ma ho avuto la fortuna di conoscere i suoi fedeli collaboratori.
Diplomato perito elettronico, che ricordi conserva dell’istituto Montani di Fermo?
Allora era anche una scuola di vita, molto rigorosa. Andavamo a scuola sia la mattina sia il pomeriggio. E poi bisognava studiare, a volte anche di notte. Insomma è stata una scuola che insegnava il significato del sacrificio. Avevamo professori di alto livello e molto esigenti. Basti pensare che su una classe di 26 alunni a giugno ne erano promossi in 5,6.
Nel 2016 è stato nominato Cavalieri del Lavoro, per la sua continua ricerca nel settore dell’innovazione, ma anche per la sua attenzione e vicinanza al territorio. Tra i ruoli che ha ricoperto è stato presidente di Confindustria Fermo e di Tecnomarche, il parco scientifico e tecnologico delle Marche. C’è qualche altro progetto che le piacerebbe realizzare per la comunità?
Sicuramente il lavoro più importante e complesso che ho svolto, e che sto per concludere, è stato quello di primo cittadino. Purtroppo non sono riuscito nel raggiungimento di un obiettivo per me fondamentale per il futuro dei Comuni dell’entroterra piceno, metterli insiemi. Senza aggregazione non c’è futuro.
Attuale sindaco di Comunanza, già in carica per due mandati consecutivi, ha già fatto progetti per la prossima primavera?
Ancora no. Il mio desiderio è quello di porre fine a questa esperienza lunga dieci anni, un periodo sufficiente a dare un contributo a questo territorio. Il rinnovamento in tutte le organizzazioni, siano esse lavorative che comunali, è un elemento fondamentale per il progresso di una comunità. Ma il rinnovamento va sempre fatto nella continuità.
Dieci anni, tanti momenti.
Sì in questi dieci anni abbiamo realizzato tante iniziative. Ma sicuramente l’episodio che mi ha colpito maggiormente è il terremoto del 2016 e le sue conseguenze. Non lo dimenticherò mai.