SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giorgio Mancini torna sulla questione relativa alle sette varianti urbanistiche e attacca nuovamente il sindaco Piunti.
“La sua posizione è chiara – dice l’ex esponente di Sel – l’iter delle varianti in oggetto prende il via dopo la delibera consiliare numero 37 del 27/05/2017 recante questo titolo: Approvazione dei criteri per la determinazione del contributo straordinario per interventi su aree e immobili in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso. La delibera richiama la legge 164/2014 cosiddetto Sblocca Italia del governo Renzi che permette cambi di destinazione d’uso con una contropartita per il comune in denaro, opere, cessioni di aree o immobili (il contributo straordinario) in misura non inferiore al 50% del maggior valore generato dall’intervento. La delibera non fa altro che definire il contributo straordinario nel 50% per interventi su aree già edificate, 60% su aree parzialmente edificate e 70% su aree non edificate. È ovvio quindi che il tutto parte dalla valorizzazione delle aree per il privato e dalla contropartita, il contributo straordinario (cioè i soldi), per il Comune. Come si possa negarlo non si capisce proprio”.
Prosegue Mancini: “Piunti sostiene che non si è ancora deciso nulla. Quelle che sembrano affermazioni di buon senso si smentiscono proprio con la delibera 37/2017. Se non vuoi cementificare le aree non edificate e a standard non le metti nella delibera prevedendo che le proposte dei privati possano essere presentate soltanto su aree già edificate”.
C’è poi il discorso dei Prusst, della Megavariante e dei Poru che il primo cittadino rispolvera ciclicamente. “L’affermazione è valida per i primi due strumenti non per il terzo. E lo scrive uno che ha contrastato anche il terzo. I Poru avevano una visione più complessiva della città. Dieci ambiti per complessive 17 aree che sviluppavano un volume di 133mila metri cubi e tagliavano 115mila metri cubi potenziali. Purtroppo due di quegli ambiti anziché recuperare aree degradate traslavano i volumi nelle aree inedificate, consumando suolo. Un errore grave che ribaltava, a mio parere, la filosofia del Piano Operativo di Riqualificazione Urbana. In queste varianti non c’è invece nessuna pianificazione e certamente il tutto non è mosso dallo stop al consumo di suolo. Ancora una volta per fortuna cittadini autonomi, movimenti e qualche forza politica si sta mobilitando per dire No alla cementificazione ulteriore della città già più densamente popolata delle Marche. Temo per il Sindaco che anche questa volta finirà come nelle precedenti”.