SAN BENEDETTO DEL TRONTO. “Abbiamo superato tutte le varie procedure, anche quello dei vigili del fuoco per l’installazione della struttura. E non capiamo per quale motivo sia arrivata questa bocciatura dal momento che non ha motivazioni”. A parlare sono l’amministratore delegato di Pro Marche Oreste Aquilone, il presidente Rinaldo Di Lorenzo e l’architetto Elena Di Sciascio. L’azienda parla, per la prima volta, della vicenda della cosiddetta torre che ha tenuto banco, negli ultimi mesi, nell’ambiente politico sambenedettese.
“Noi stiamo cercando una collaborazione con il comune di San Benedetto del Tronto dentro al quale siamo entrati in punta di piedi – spiega l’amministratore delegato -. Abbiamo seguito tutto l’iter e e tutta la trafila. A dicembre 2022 abbiamo presentato un progetto preliminare per andare al ministero che ci ha poi riconosciuto meritevoli di un finanziamento (di 7 milioni e mezzo di euro sui quasi 19 milioni necessari all’intervento)”.
Aquilone vuole capire quali siano gli effettivi motivi della bocciatura. “Abbiamo tutte le certificazioni e i permessi. Per quanto riguarda l’impatto ambientale la Soprintendenza non ha dato alcun parere negativo. Quello che non si capisce è che è un impianto tecnologico che andrà a togliere inquinamento e traffico visto che attualmente siamo costretti a mandare in giro numerosi camion per l’impossibilità di stoccare tutto qui”.
Proprio relativamente alle dimensioni, in altezza, della torre l’azienda spiega che non ci sono alternative alla realizzazione di una struttura che vada in altezza, sia per i requisiti richiesti dalle varie normative sia per il rischio idrogeologico che insiste su quell’area.
C’è inoltre il problema del personale dal momento che se il progetto della torre dovesse saltare definitivamente nel giro di alcuni mesi, a quanto afferma l’amministratore delegato, si rischierebbe di perdere circa 100 persone delle 283 attualmente in forze all’azienda.
L’importo dell’investimento è pari a euro 18.714.735, di cui un contributo PNRR a fondo perduto pari a euro 7.485.894. Il progetto, oltre a generare ulteriori posti di lavoro avrà un forte impatto su tutto l’indotto del distretto agroalimentare del Piceno, in quanto consentirà di aumentare la capacità produttiva.
“Il progetto relativo all’Impianto Tecnologico – affermano dall’azienda – si caratterizza per questi aspetti fondamentali: nessun consumo di suolo perché viene demolita una superficie di mq. 4.686 e riutilizzata una superficie di mq. 4634, con l’ulteriore effetto di riqualificare un’area dismessa ormai da molti anni (ex Bolettini)”.
Tra le caratteristiche c’è anche quella del “basso impatto ambientale perché il progetto prevede minori consumi energetici (dispersione del freddo minimizzata, sistemi di recupero di energia delle macchine in movimento) e la realizzazione di un impianto fotovoltaico. Sicurezza per i lavoratori in quanto le operazioni di movimentazione e stoccaggio dei prodotti in un ambiente così ostile (a -25°C) avvengono in modo interamente automatizzato, con un sistema di comando da remoto tramite operatori qualificati, a differenza delle celle frigorifere tradizionali con cadenze più basse che necessitano di personale che opera al loro interno in tali condizioni”.
E ancora: “Riduzione di 11.704.000 g. di CO₂ a seguito delle minori movimentazioni dei mezzi di trasporto verso depositi esterni. Rispetto al volume massimo teorico ammissibile del PRG di mc. 398.172,50 verrà realizzato un volume totale di mc. 344.458,84”.
“Un progetto che prevede la realizzazione di una infrastruttura industriale altamente tecnologica e innovativa – ha spiegato Aquilone – e che permetterà di realizzare le finalità proprie del PNRR quali la riduzione dei costi ambientali ed economici, l’innovazione tecnologica dei processi produttivi, la loro tracciabilità, la competitività delle attività economiche e l’impresa e la sostenibilità ambientale. L’unico parametro per il quale si chiede la variante urbanistica è l’altezza dell’impianto”. Grazie a questo impianto sarà notevolmente aumentata la capacità produttiva dello stabilimento che è il “cuore” della più importante azienda di San Benedetto. “Da oltre quarant’anni siamo attivi nel settore degli ortaggi surgelati e siamo la prima realtà a livello regionale e tra le aziende a livello nazionale – ha sottolineato Oreste Aquilone Amministratore Delegato di Promarche – e certamente per i prossimi anni continueremo a segnare i primi operatori in Italia. Con adeguo commercializziamo i nostri prodotti attraverso le principali catene della grande distribuzione italiana”.