SAN BENEDETTO DEL TRONTO. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il Ballarin, ma l’insofferenza di Simone De Vecchis partiva da lontano. L’ormai ex capogruppo di Rivoluzione Civica molla Spazzafumo e passa all’opposizione, con l’amministrazione che ora può contare solo su 13 voti di maggioranza, il minimo indispensabile per rimanere a galla.
“Insieme era lo slogan della campagna elettorale, insieme ci siamo presentati alle elezioni e insieme le abbiamo vinte”, spiega De Vecchis. “Invece dopo la vittoria è iniziato un processo lento ed inesorabile di allontanamento dalla condivisione. La maggioranza per il sindaco è un inutile orpello, non ha mai compreso l’utilità del dibattito. I consiglieri secondo lui devono collaborare, ma non si è mai capito come”.
De Vecchis è un fiume in piena e spiega come la decisione della frattura sia maturata dopo l’ultima riunione di coalizione di martedì sera. “Sulla riqualificazione dell’ex stadio, senza consulto preventivo fu scelto Canali, un archistar rispettabilissimo. Però siamo stati costretti a recepirlo passivamente. Da quando è stato coinvolto è passato tantissimo tempo senza che avvenissero i passaggi necessari. La maggioranza non è stata coinvolta, con l’architetto ci ha parlato solo il consigliere Micozzi. Non è stato mai organizzato un incontro pubblico che consentisse alla città di dare il suo contributo. Abbiamo visionato il progetto già compiuto in autunno. Speravamo perlomeno che quel progetto fosse definitivo. Al contrario, dopo quattro mesi da quella presentazione in pompa magna abbiamo scoperto che la curva doveva essere buttata giù e che c’erano problemi di tempo. Una serie di cose cascate addosso all’improvviso. Il progetto è un’incompiuta, è un Ballarin a metà. Non posso più essere complice di una situazione del genere”.
De Vecchis allarga quindi il campo: “Non è stato mai dato seguito agli indirizzi di maggioranza, se non di malavoglia. Ci pensava il sindaco. Su molti temi cruciali le decisioni si sono prese all’interno di quattro mura. La partecipazione non è presentare decisioni già prese. Ad aggravare il quadro c’è il fatto che molti temi riguardavano l’intero territorio e non solo San Benedetto. Come si può essere città capofila se non si coinvolgono i comuni limitrofi? San Benedetto è diventata autoreferenziale. La città è stata presa in giro. Mi auguro che altri consiglieri di maggioranza prendano spunto dalla mia iniziativa, so che molti la pensano come me. Si mandi a casa questa amministrazione, non ho mai visto una sconfessione così profonda di ciò che fu promesso in campagna elettorale”.
Riguardo al comportamento di Silvia Laghi, che potrebbe mandare numericamente a casa l’amministrazione, De Vecchis utilizza parole al miele: “La stimo, ho un ottimo rapporto con lei. Non voglio tirare nessuno per la giacchetta. I consiglieri sono persone intelligenti, ognuno farà le sue valutazioni”.
Il futuro si chiama gruppo misto, dove ritroverà gli altri dissidenti Luciana Barlocci e lo zio Giorgio De Vecchis: “Farò un’opposizione né urlata, né strumentale, né populista. Se la nostra squadra era un’accozzaglia? No, non credo, gli obiettivi erano comuni. Il problema di questa amministrazione è il sindaco, con un altro sindaco non so come sarebbe andata”.