SAN BENEDETTO DEL TRONTO. La minoranza contesta la volontà dell’amministrazione comunale di rivedere il regolamento riguardante il funzionamento del consiglio comunale. L’intenzione, infatti, è quella di modificare la cadenza dei question time, passando da convocazioni bisettimanali a mensili.
“Il question time è uno strumento di partecipazione e democrazia, che a San Benedetto – benché previsto dal 2008 – non era mai stato utilizzato”, ha spiegato il segretario generale Stefano Zanieri in commissione affari generali. “La prima volta è andata in scena a dicembre e può aver creato qualche criticità dovuta al fatto che questo istituto non è regolamentato in modo preciso”.
Ecco allora la possibilità di rivedere pure i tempi di discussione. “Il consigliere – si legge nella bozza – ha facoltà di illustrare la domanda d’attualità per un tempo non superiore a 3 minuti. Il sindaco o l’assessore competente rispondono per un tempo non superiore a 5 minuti. Al consigliere interrogante è dato un tempo non superiore a 2 minuti per dichiarare se sia soddisfatto o meno”.
La domanda
Per Zanieri la domanda di attualità andrebbe ad avere la medesima tempistica dell’interrogazione, “che già prevede due minuti di tempo per la replica”, mentre per quel che concerne la scelta di una seduta al mese va incontro ad un ritmo che, altrimenti, sarebbe “inutilmente stringente”.
Illustrazioni fortemente stigmatizzate da Annalisa Marchegiani: “Per quindici anni non vi siete mai occupati di question time, ma appena ho chiesto di indirli vi siete accorti che il regolamento va rivisto. La norma prevede che l’appuntamento sia a cadenza quindicinale; voi volete metterlo mensile per limitare la nostra attività. E’ questa la ragione, non ne esiste un’altra”.
Sostanzialmente sulla stessa lunghezza d’onda Giorgio De Vecchis: “Pensiamo ci sia stato un approccio sbagliato. Bisognerebbe discutere articolo per articolo. Non penso ci sia un problema per il nostro Comune se la risposta viene data in 3 o 2 minuti”.
Simone De Vecchis, dal canto suo, ha auspicato di arrivare all’unanimità, magari riportando il tema in commissione così da analizzare le singole criticità in un’ottica di ampia condivisione.
A opporsi al question time ogni due settimane è stato senza mezzi termini Stefano Gaetani, che ha affrontato in maniera palese la questione economica: “Calcolando i gettoni di presenza, si spenderebbero 5 mila euro al mese, 60 mila euro l’anno. La democrazia costa”.
Il fuori programma
A tenere banco è stato però il duro e inaspettato scontro interno all’opposizione tra Simone De Vecchis e la Marchegiani, con il primo intenzionato a ricordare all’ex esponente dei Verdi la sua assenza nell’assise dello scorso 22 aprile che salvò la maggioranza, chiamata a fare i conti con l’astensione polemica di Silvia Laghi.
“Ero fuori città, regolarmente giustificata con un avviso mandato un mese prima”, si è difesa la diretta interessata. A scatenare l’irritazione di De Vecchis era stata una precedente frecciata della Marchegiani, che aveva effettuato dei distinguo sui componenti del gruppo misto di minoranza.