SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Crollo del 20 per cento di prestazioni ambulatoriali tra l’inizio e la fine dell’anno. E’ il dato, relativo al 2016, riportato in un articolo del Corriere della Sera a firma di Milena Gabanelli e Simona Ravizza nel quale viene evidenziato come tra il primo e l’ultimo trimestre dell’anno i numeri dicano che gli italiani si ammalano meno. Scende infatti la richiesta di prestazioni specialistiche ambulatoriali. Un crollo che si registra in tutta Italia ma che ha due regioni dove è davvero paradossale: la Campania (51 per cento) e le Marche (20 per cento).
Un’anomalia che l’articolo del quotidiano di via Solferino spiega così: “Gli ospedali, soprattutto i privati convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, ci curano finché hanno i soldi. Quando li finiscono, come avviene verso fine anno, chiudono le agende per le prenotazioni e ai pazienti di quasi tutta Italia viene detto: «La lista d’attesa è molto lunga». Lo riferiscono medici, infermieri e addetti alle prenotazioni. Di conseguenza, risonanze magnetiche, tac, ecografie, gastroscopie, visite cardiologiche, ginecologiche, ortopediche e controlli specialistici slittano all’anno successivo. Questo avviene perché le Regioni rimborsano le cure che vengono erogate ai pazienti sulla base di un budget definito struttura per struttura. Nel pubblico, i direttori generali che lo sforano rischiano di perdere il posto; invece i privati accreditati, una volta raggiunto il tetto di spesa, non vengono più rimborsati, dunque rischiano di rimetterci in proprio“.
Un record, insomma, tutt’altro che positivo. Non sono dunque i marchigiani a ritrovare forze e salute durante le ultime settimane dell’anno, ma si tratterebbe soltanto di una forzatura di natura contabile. Il che, parlando di sanità, è tutt’altro che confortante.