SAN BENEDETTO DEL TRONTO
“Noi siamo dei volontari, controllare spazi ampi diventerebbe complesso”. E’ netta l’opposizione di Leo Sestri all’ipotesi di una riduzione dei comitati di quartiere sambenedettesi. “A che servirebbe la riduzione? – domanda il presidente del quartiere Mare – un’area più è piccola e più può essere monitorata da un comitato. Abbiamo direttivi anche di cinque persone, se il perimetro è grandissimo si fa fatica a raccogliere le istanze dei residenti. Quale sarebbe il problema per un’amministrazione?”.
L’ex assessore ammette che l’argomento era stato affrontato dall’attuale giunta appena insediata. “Dissi chiaramente di non essere d’accordo. Se i presidenti si vogliono confrontare, sono favorevole, ma non può essere un quartiere a decidere per gli altri”. Nel mirino c’è, ovviamente il comitato di Sant’Antonio da Padova, che venerdì sera ha rispolverato la questione nel corso del faccia a faccia con il Comune.
“La sede per confrontarci è la conferenza dei presidenti – insiste Sestri – una volta esisteva il quartiere Mare-Sentina, poi la Sentina chiese l’autonomia. Accadde ai tempi di Gaspari. Che senso ha tornare indietro?”.
Alla base c’è tuttavia una valutazione condivisa da tutti: sedici quartieri a San Benedetto sono decisamente troppi. Per non parlare delle anomalie presenti sul territorio, come via Voltattorni, via Formentini e via Risorgimento che, lungo la stessa strada, appartengono a sezioni differenti.
“Un conto è ridisegnare i confini, un altro è ridurli – prosegue ancora Sestri – le problematiche delle singole zone le conoscono più i membri di un direttivo che un consigliere comunale. Se proprio si vuole ragionare su una riduzione, ci si può concentrare sul quartiere Europa, dove insistono molti immobili e pochi abitanti effettivi. Fu la stessa presidente in passato ad aprire ad una soluzione in tal senso”.