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Querela sui social, Primavera ci mette la faccia: “Sono io che controllo una di quelle pagine”

L'ex consigliere comunale difende la vocazione satirica di "Piunti Sindaco" e critica la decisione del Comune: "Azione intimidatoria e fascista"
Pubblicato il 7 Agosto 2017





SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Continua la pioggia di reazioni alla notizia che il Comune è intenzionato a querelare gli autori di alcune pagine fake presenti su Facebook (CLICCA QUI). Proprio sui social il dibattito sulla vicenda tiene banco a tutti i livelli, da quello politico a quello legale.

E mentre la polemica imperversa on line, il sindaco chiarisce che non era a conoscenza della pubblicazione sull’albo pretorio della determina dirigenziale della dottoressa Talamonti, che ha seguito l’aspetto amministrativo della pratica, ma che era evidentemente informato della querela che ovviamente egli stesso aveva firmato dopo attente valutazioni dell’ufficio legale.

Nel frattempo esce allo scoperto anche l’amministratore della pagina “Piunti Sindaco” (tirata in ballo da Stefano Muzi – CLICCA QUI), l’ex consigliere comunale Daniele Primavera il quale per la verità non aveva fatto nulla per nascondere il proprio ruolo di gestore di quel profilo satirico. “Qualora ci fossero solerti avvocati alla ricerca di possibili autori eccomi – spiega -, lasciate perdere polizia postale e ricerche complesse, non buttate altri soldi, lo confesso, il mio nome è Daniele Primavera, e chi sono e dove vivo lo sapete già”.

Primavera, in un lungo intervento, difende e conferma la vocazione satirica della pagina in questione e analizza l’azione del Comune: “Il reato contestato – afferma – sarebbe quello di “sostituzione di persona”. Un reato penale grave, che si sostanzia nella volontà di spacciarsi per qualcun altro traendo in inganno gli interlocutori. Per capirci, è quello in cui incorre chi sostituisce un concorrente in un concorso pubblico con lo scopo di vincerlo per conto terzi, o dà un nome falso al poliziotto per far mandare la multa a un altro, o, appunto, crea un profilo pubblico con l’obiettivo di spacciarsi per qualcun altro”. Un reato che, come sottolinea lo stesso esponente di Rifondazione, prevede il carcere.

“L’azione – continua Primavera – mi pare talmente infondata e sproporzionata da poter essere derubricata al rango di totale scemenza. Se non fosse che proprio l’assurdità di un’accusa del genere non può che essere letta come intimidatoria, oserei dire fascista”.



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