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PicenAmbiente, il presidente Rosetti avvia il percorso di dialogo con i 28 sindaci dei Comuni soci per il controllo pubblico dell’azienda

Il vertice dell’azienda partecipata: “Le strade intraprese fin d’ora non hanno portato a nulla: dobbiamo cambiare approccio dando a PicenAmbiente il ruolo di mediatore”
Pubblicato il 7 Agosto 2023

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Il presidente di PicenAmbiente S.p.A., Rolando Rosetti, dà il via ad una serie di incontri con i sindaci dei Comuni soci serviti dall’azienda per verificare l’effettiva volontà di rendere PicenAmbiente a controllo pubblico prima della scadenza del 2028. A confermarlo è lo stesso vertice dell’azienda, forte del suo ruolo “politico” della società che gestisce i rifiuti in buona parte dei comuni della provincia di Ascoli Piceno e che, da anni, è al centro di una infinita querelle politica proprio sull’opportunità di una trasformazione in realtà a controllo pubblico.

«È giusto – spiega Rosetti – che siano gli stessi Comuni soci ad esprimersi: dopo questi mesi di presidenza durante i quali ho avuto modo di conoscere al meglio la “macchina complessa” PicenAmbiente sia a livello burocratico sia operativo, sento come mio dovere avviare questo iter di consultazioni che potrebbe portare a rendere pubblica l’azienda prima della scadenza del contratto venticinquennale che cadrà nel 2028».

Rosetti vuole intraprendere questo percorso in virtù del suo ruolo di primo interlocutore politico dell’azienda, espresso chiaramente dall’amministrazione che rappresenta.

«Tutte le strade intraprese negli anni per portare PicenAmbiente a controllo pubblico non hanno portato mai a nulla di concreto e per questo che credo sia giusto rivendicare un diverso approccio alla questione. PicenAmbiente è composta di due anime, quella privata e quella pubblica che possiamo definire politica: quello che sto facendo sin dal mio insediamento è di rappresentare politicamente l’azienda interagendo con la componente pubblica, lasciando in questo modo l’area privata libera di fare, al meglio, la propria parte».

Rosetti sottolinea, in tal senso, l’importanza del lavoro svolto da anni dall’amministratore delegato Leonardo Collina, il rappresentante dei soci privati: «E’ un punto di riferimento importantissimo – dice – a livello operativo la sua figura è fondamentale e non può e non deve essere costretto a barcamenarsi tra vicende di carattere politico. Il suo ruolo è un altro, è importantissimo per PicenAmbiente e proprio per questo motivo deve essere messo in condizione di svolgerlo al meglio».

Il progetto è dunque quello di prendere in mano al cento per cento la gestione politica dell’azienda: «È la conditio sine qua non per poter portare a casa il risultato di renderla pubblica. O perlomeno di trovare una quadra reale su questo argomento. Ho sempre sostenuto che PicenAmbiente è una società partecipata e che tutti i polveroni sollevati in merito al suo essere pubblico o privato erano fini a sé stessi se non ci fosse stata una condivisione reale tra gli enti pubblici che detengono il 50,41% delle quote societarie.

E la conferma è arrivata pochi giorni fa quando si è tentato un approccio autonomo proprio con i sindaci soci di PicenAmbiente. A quell’approccio però non ha risposto quasi nessuno. Perché se si continua a provare a decidere il futuro di PicenAmbiente senza coinvolgere la rappresentanza politica dell’azienda finisce tutto in un buco nell’acqua. Cosa che puntualmente accade da anni».

Da qui, dunque, la necessità di avviare di una serie di dialoghi con i primi cittadini e, naturalmente, anche con i soci privati. «Nelle prossime settimane assieme al vicepresidente ed ai consiglieri di PicenAmbiente li incontreremo uno ad uno – continua Rosetti – per fare insieme delle valutazioni e capire le reali ed effettive intenzioni di ciascun Comune. Ovviamente al termine di questi dialoghi sarà necessario coinvolgere anche i soci privati per tirare le somme e avere il loro parere. Quindi bisognerà fare una valutazione globale di tutta la situazione e decidere se e come poter procedere.

Pensiamo che PicenAmbiente possa diventare a controlla pubblico solo lasciando ad ognuno dei soci l’opportunità di fare la propria parte in questo progetto “comune” di evoluzione».

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