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Perché l’Unicam deve stare in una delle più belle strutture fronte mare di San Benedetto?

La riflessione di Gino Troli. "Il corso di Biologia Marina non esiste più e negli anni questa astronave atterrata a San Benedetto non si può dire abbia lasciato qualche traccia importante"
Pubblicato il 21 Giugno 2024

di Gino Troli*

Quando molti anni fa l’Università di Camerino (anno accademico 1995/1996) offrì alla nostra città il corso di Biologia Marina, le istituzioni pubbliche salutarono l’evento come l’occasione per un salto di qualità della cultura cittadina. Negli anni questa astronave atterrata a San Benedetto non si può dire abbia lasciato qualche traccia importante. Si decise di consegnare una struttura come l’ex Gil (forse la più bella e funzionale insieme alla Palazzina Azzurra) ai corsi e alle segreterie, privando così la città di uno spazio stupendo di fronte al mare, che aveva già dimostrato con la bellissima mostra Pittori di Mare del 1998 di poter diventare una sala espositiva di eccezionale valore per una città che avesse solo creduto nel turismo culturale e nei suoi spazi più belli. Ceduti all’Università questi luoghi, a San Benedetto è rimasto ben poco per sviluppare una nuova prospettiva turistica.

Oggi all’ex Gil la denominazione originale del corso è scomparsa, il nuovo corso si chiama Biologia della nutrizione, e ha poco a che fare con la vocazione marittima di San Benedetto. Biologia Marina nelle Marche esiste ma è una laurea magistrale della Politecnica delle Marche e ha sede ad Ancona. Insomma, tanta acqua è passata sotto i ponti, acqua di mare, e le prospettive di coniugare l’università alla nostra vocazione si sono rivelate, appunto, un buco nell’acqua!

Nel frattempo, un intervento significativo i professori lo hanno fatto al nostro Museo Ittico stravolgendo la sua origine storica, la partecipazione attiva dei pescatori alla sua costituzione e all’arricchimento nel tempo delle sue collezioni con le specie pescate in tutti i mari del mondo e consegnate al museo per essere conservate. La ristrutturazione avvenuta ad opera dell’Università lascia aperte molte domande: dove sono questi reperti non in mostra? Chi li conserva e che fine faranno? Perché sono stati espulsi così superficialmente dalle sale? Perché la biblioteca scientifica del museo è sotto i tetti (e all’acqua che cola creando macchie di muffa) della palazzina anteriore del Mercato ittico e non è né tutelata né consultabile? Cosa è rimasto di un museo che per decenni era stato il frutto e il vanto di una marineria che lo aveva realizzato pezzo per pezzo? Potremmo fare altre domande, ma queste sono sufficienti a indicare che questa collaborazione appare diversa da quella auspicata negli anni.

Non approfondiamo per ora sui numeri del corso e sugli effetti nel corpo cittadino di questa presenza, ma crediamo sia giunto il momento di farlo con una iniziativa pubblica e proiettare nel futuro il significato e le prospettive di Biologia della Nutrizione a San Benedetto. Forse una sede meno di rappresentanza e una collocazione diversa sarebbe più adeguata per svolgere le attività didattiche e di semplice segreteria di un piccolo corso di laurea. La città riconquisterebbe uno spazio fondamentale per la sua vita turistica e culturale.

Mentre riflettevamo su questo tema per avviare un dibattito necessario nella città, a San Benedetto è stato presentato dal Rettore della Politecnica delle Marche, il sambenedettese Gianluca Gregori, nell’ambito della Facoltà di Economia di Porto d’Ascoli, un nuovo corso di “Management per la valorizzazione sostenibile delle aziende e delle risorse ittiche”, una scommessa importante sia per la città che per la stessa università. La presentazione è avvenuta davanti al ministro dell’Agricoltura e delle risorse ittiche, Francesco Lollobrigida. Il sindaco ha suggellato questo momento con la seguente dichiarazione: “Voglio ringraziare il prof. Gregori – prosegue Spazzafumo – che abbiamo insignito del Premio Truentum, massima onorificenza cittadina, per essere riuscito a dotare la città di San Benedetto di questa ulteriore ed estremamente qualificata opportunità formativa che, ne sono sicuro, attirerà da subito l’interesse degli studenti e che si inserisce perfettamente in un territorio storicamente vocato alla cultura del mare”.

Ci uniamo alla speranza del Sindaco che finalmente un corso innovativo dia una nuova possibilità al settore ittico per una rinascita auspicabile, restituendo a San Benedetto il ruolo di piccola capitale della pesca almeno in Adriatico. Allo stesso tempo ci chiediamo se il contesto giustifica ancora questo sogno. Si può immaginare che nasca una nuova economia intorno alla desertificazione del lavoro in mare? Poche barche, pochi addetti, equipaggi senza giovani che scelgono questo tipo di lavoro e di vita, una tecnologia arretrata, una sicurezza ancora approssimativa, scuole professionali e tecniche sui mestieri del Mare scomparse o mai apparse, corsi di formazione e di aggiornamento rarissimi. Questo è il quadro attuale e fare management in questo quadro ci pare davvero difficile. I miracoli possono avvenire, ma solo di miracoli si tratta. Però intanto bisogna operare concretamente perché porto e mercato ittico facciano un salto di qualità, rimettendo al centro della riflessione politica e culturale il tema della pesca in tutte le sue articolazioni produttive e commerciali.

Jack la Bolina ci chiedeva di farlo già nel 1910 con il suo libro “Il Mare d’Italia” (quello in cui definì i sambenedettesi “ignorantissimi tra gli ignoranti, audacissimi tra gli audaci”): è ora che il tema delle risorse ittiche nel Terzo Millennio diventi un tema scientifico e culturale, altrimenti fare buchi nell’acqua (di mare) sarà sempre facile e prevedibile.

*Presidente Circolo dei Sambenedettesi

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