SAN BENEDETTO DEL TRONTO – I malumori ci sono e nessuno li nasconde più. Nel Pd è di nuovo guerra tra correnti, con la nuova squadra – nominata appena una settimana fa – già oggetto di accuse e contestazioni.
Nel mirino dei dissidenti c’è soprattutto Pier Giorgio Giorgi, che in fase congressuale annunciò e praticò l’astensione, negando così l’appoggio al candidato unico Edward Alfonsi.
Giorgi fu prima costretto a rinunciare alla corsa per la segreteria e in seguito venne sconfitto alla sezione centro da Roberto Giobbi. Una delusione cocente, mitigata dalla decisione di Alfonsi di promuoverlo alla vicesegreteria (assieme ad Andrea Manfroni ed Elisa Marzetti).
“Sì, una delle scelte contestate è quella di Giorgi – ammette Alfonsi – ho ascoltato le richieste che mi sono state fatte e le valuterò. Deciderò entro dieci giorni. L’unità è un valore fondamentale per la ricostruzione del partito. Come in tutte le buone famiglie ci si confronta. Qualcuno è più soddisfatto, altri meno. Il Pd è grande, ha tante anime e il pluralismo è sintomo di democrazia”.
La ricerca di armonia avrebbe come scopo quello di arrivare compatti alle elezioni politiche, così da supportare i candidati sambenedettesi in Parlamento senza il rischio di sgambetti interni.
“Vanno rispettate le quote, il direttivo è emanazione dei voleri dell’assemblea. Sono passati tre mesi intensi. Mi sono rapportato anche con chi non mi ha votato e sono felice che oggi le stesse persone mi riconoscano come loro segretario. Ci sono state incomprensioni, ho fatto un lavoro faticosissimo, arrivavamo da un commissariamento”.