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Ospedale, parla Piunti: «Proposta PD irrealizzabile, ci faremo sentire in tutti i modi. Necessario dare la precedenza alla costa»

Il Sindaco: «Abbiamo subito un atto di forza, chi appoggia questo tipo di modus operandi è un colluso ed è nostro nemico»
Pubblicato il 2 Marzo 2019

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il futuro della sanità locale continua ad essere uno dei temi di discussione più caldi per l’Amministrazione Comunale e la cittadinanza. Il Sindaco Pasqualino Piunti ha rilasciato alcune dichiarazioni in seguito alla recente bocciatura della sua mozione alla conferenza dei sindaci, a cui è stata preferita la proposta – appoggiata dal PD – che prevede tre nosocomi nell’Area Vasta: «In seguito alla Conferenza dei Sindaci del 2 di agosto ci sono state varie reazioni. È bene ricordare che quella risoluzione, che fu votata quel giorno, venne fuori all’ultimo momento: nessuno la conosceva se non quelli che l’avevano firmata, e ci fu proposta durante quella riunione. Praticamente facendo un atto di forza numerico che poi non aveva nessun tipo di rappresentatività. C’è chi ha voluto manifestare fuori dagli ospedali con i megafoni, con cortei, raccolte di firme e quant’altro: io ho deciso in quel momento di percorrere la strada istituzionale. Quindi, con la forza della ragione, ho riunito la Commissione di cui è Presidente l’Avv. Balloni che ringrazio, ho riunito i sindaci dell’Ambito Territoriale Sociale 21, di cui sono presidente, e laddove, nella misura circa del 50%, avevano votato a favore dell’ospedale unico a Pagliare del Tronto: mi riferisco a Monsampolo del Tronto, Monteprandone, Acquaviva Picena, Ripatransone, Carassai e Grottammare; frutto di un percorso che ritenevo fosse apprezzato, così come lo è stato da chi ha condiviso questa logica della rappresentatività. Ho avuto un ruolo per 15 anni di amministratore provinciale e ho una forma mentis che mi porta a vedere il territorio unito. Per me quindi un sindaco di un comune, anche se rappresenta un centinaio di persone, merita tutto il rispetto che deve avere, così come lo pretendo anche io; tuttavia nel momento in cui si dice che bisogna riportare su questi tavoli i problemi della sanità, è bene che si riportino i problemi di tutti. Credo che se le elezioni provinciali sono viste con un suffragio che prevede il voto ponderato, non si può andare avanti in un tema così importante con le azioni di forza. Un sindaco vale un voto, perché conviene così. Si deve prendere una decisione, e questa è una decisione che riguarda tutti. Ho fatto questa premessa perché pensavo che dopo il segnale che avevo lanciato ci fosse un dibattito, una discussione: c’è stato un reiterare il colpo di mano laddove, nel momento in cui si doveva mettere all’ordine del giorno solo la proposta dell’Ambito Territoriale Sociale 21 è venuta fuori, un’altra volta nottetempo, una proposta secondo noi irrealizzabile. Mi sono accorto in quel momento che quel percorso istituzionale che avevo portato avanti – e va dato merito a quei sindaci che hanno dimostrato una responsabilità politica – ha creato ancora più panico nel Partito Democratico, che a questo punto si è scoperto non voler risolvere la situazione Sanità. I cittadini di San Benedetto, di tutta la costa, di tutto il Piceno pagano gli stessi soldi che paga un anconetano, un fanese o un pesarese, e da anni non hanno a disposizione gli stessi servizi. Quindi il mio invito è, da una parte, a non cadere nella trappola di una Regione che sta attuando il metodo del dividi et impera; dall’altra, visto e considerato che il percorso istituzionale ha portato a questa situazione, senza la volontà di mettersi seduti a discutere con la legge alla mano (l’unico riferimento è il decreto Balduzzi del 2012, che afferma che l’ospedale di primo livello spetta alla costa), insieme alla Commissione e ai Comitati di Quartiere alzeremo il tiro. Se è questa la risposta, vuol dire che – con senso di responsabilità e rispetto dei cittadini, i quali non meritano carnevalate ma un tranquillo dibattito – decideremo e valuteremo quali azioni di protesta intraprendere, affinché venga dato seguito a quello che è un nostro diritto. Non è questione di campanilismo – noi vogliamo che l’ospedale di Ascoli sia un’eccellenza al servizio della comunità e lotteremo per questo poiché per noi i cittadini sono tutti uguali, come abbiamo dimostrato accogliendo e coccolando i terremotati: riteniamo che una città capoluogo debba avere una sanità di eccellenza, ma anche a noi spetta un ospedale di primo livello, considerando il numero di abitanti (soprattutto d’estate) e i fattori di rischio della nostra città, che non sono quelli degli altri territori, come il porto, la ferrovia, l’autostrada, la statale Adriatica, la stagione estiva, etc. La nostra protesta non sarà fine a se stessa ma porteremo avanti un’azione di contrasto, e su questo spero che la Commissione mantenga la linea, così come l’Ambito Territoriale Sociale. I cittadini contrari alla proposta del PD ammontano a quasi 145 mila su un totale di 203 mila: non c’è molto da commentare, quella prevista dal regolamento non è democrazia. Il parere della conferenza dei sindaci è consultivo: ma proprio per questo motivo, perché da due anni ci viene messa fretta di decidere? Chi appoggia questo modus operandi è un colluso, è nemico di questa Amministrazione, della Commissione e dell’Ambito Territoriale Sociale. Spero che a questo punto il regolamento venga cambiato, o lo cambieremo noi. Alfredo Isopi, Presidente del Comitato San Pio X, ha richiesto un consiglio comunale aperto: ben venga, ma forse è il caso di farci sentire anche in altri modi dalla Regione. Io ho cercato in ogni modo di non sobillare gli animi, ma la città sta rispondendo in modo veramente piccato. Come ho già detto, bando ai campanilismi, ma sempre nel rispetto delle esigenze dei cittadini».

Sulla questione è intervenuto anche il Consigliere Gianni Balloni, Presidente della Commissione Sanità: «La moltiplicazione degli ospedali sembra legata ai concetti di una politica molto vecchia, molto antica. Nessuno si preoccupa veramente del bene del cittadino stesso. Il decreto Balduzzi è una delle poche norme che non ha un carattere astratto e generico, ma ha cercato di calarsi direttamente nei territori specifici di ognuno, valutando le necessità del territorio stesso. Su questa base scopriamo che il decreto viene utilizzato per proporre i tre ospedali: questa è demagogia, il diritto costituzionale dev’essere applicato per quello che è, ovviamente senza campanilismo, ma i dati oggettivi ci sono e va assecondata la maggior richiesta. Credo che alla fine ci saranno azioni legali e amministrative per verificare la corretta applicazione del decreto, nel pieno rispetto della norma stessa. Questo è quello che responsabilmente possiamo fare, al di là delle manifestazioni folkloristiche. Se necessario, allerteremo anche gli esponenti del Parlamento con cui siamo in contatto. Tra l’altro, non abbiamo ancora ricevuto i dati da tempo richiesti: quelli che abbiamo sono fermi al 2016».