SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Il Pd va all’attacco dell’amministrazione comunale nell’ambito dell’investimento annunciato per le festività natalizie. “Questa amministrazione utilizza il Panem et Circenses con troppa disinvoltura pur di accattivarsi consensi di cittadini e categorie che, evidentemente, non sa guadagnarsi governando adeguatamente la città”, accusa Gilda Bisceglia, addetta stampa del circolo nord.
“Come Circolo Nord abbiamo più volte denunciato questo fumo negli occhi oltre il quale c’e il nulla siderale in termini di pianificazione ponderata per lo sviluppo dell’attrattività di una città a vocazione turistica. Ne avevamo avuto prova in questi due lunghi anni, visto che la commissione Turismo si è riunita a gennaio 2022 per nominare il presidente e a febbraio di quest’anno per questioni legate ai canoni di concessione delle aree demaniali, nient’altro. Ne abbiamo avuto prova a settembre, quando l’amministrazione è rimasta muta e si e tirata fuori da una questione che ha poi portato i balneari a smantellare gli chalet in fretta e furia, quando invece, date le temperature decisamente estive e il relativo prolungamento della stagione fino a ottobre inoltrato, la stessa Amministrazione avrebbe potuto mediare per garantire ai turisti quei servizi imprescindibili per una località balneare, non spiagge vuote, ristoranti chiusi e cancelli con il lucchetto. Ma l’estate è alle spalle, ora si punta tutto sul Natale, l’arma di distrazione di massa più potente a disposizione”.
La Bisceglia entra nel dettaglio dei finanziamenti per le iniziative natalizie: “L’amministrazione si gioca un carico pesante, circa 250.000 euro, cui vanno sommate le sponsorizzazioni che l’anno scorso hanno superato i 100.000 euro, sperando forse di ricucire anche lo strappo con i commercianti. Peccato che a ben guardare, sulla base del posizionamento delle luminarie stabilito dal Comune, proprio molti commercianti del centro cittadino, già penalizzati dal sovraccarico di eventi estivi, resteranno a bocca asciutta pure a Natale, oppure saranno costretti a pagare di tasca propria. Per non parlare di Porto D’Ascoli, sempre figlia di un Dio minore. In ogni caso non bastano le luminarie, musica dal vivo e qualche improbabile lotteria per portare i cittadini a rianimare l’economia locale. Non bastano perché le tasche delle famiglie sono vuote. Dopo aver aumentato il costo delle mense scolastiche, quello del trasporto scuolabus, con gli indicibili disagi degli ultimi giorni, il costo degli abbonamenti dei parcheggi, la Tari, cui va aggiunta la beffa delle multe per il divieto di sosta collegato al lavaggio notturno delle strade perché parcheggi non ce ne sono, la Ciip e tutto quello che si poteva aumentare, con il costo della vita già alle stelle, questa amministrazione in modo disinvolto stanzia 250.000 per i festeggiamenti natalizi, prendendo la scorciatoia, la strada più facile. Per sé, non per la città. Dimostrando di credere alle favole, a palazzo di città pensano che i cittadini, obnubilati da questa fittizia aria di festa, dimentichino i disagi quotidiani e corrano a spendere fino all’ultimo centesimo colti dal sacro fuoco dello spirito natalizio. Almeno fino al 6 gennaio, quando questa allucinazione collettiva messa in piedi dall’amministrazione svanirà. A livello etico, prima ancora che politico e amministrativo, non c’è giustificazione, è una presa in giro oltre che una chiara resa politica. Un’amministrazione capace e lungimirante avrebbe speso prima e meglio quei soldi, magari a sostegno di politiche sociali più incisive, in modo da lasciare più denaro nelle tasche dei cittadini, le fasce più deboli, o per sviluppare sul serio un’identità turistica più attrattiva e contemporanea del territorio, che vada al di là delle olive all’ascolana, il brodetto e le chiacchiere, che ormai non bastano più per sostenere turismo e commercio. Siamo indietro di cinquant’anni, o ci svegliamo o questa città finirà nell’oblio, altro che perla dell’Adriatico. Attività a spot come questa e quelle di questa estate, peraltro mal gestite, non servono a far crescere turismo e commercio, sono solo di superficie, denotano incapacità politica e pianificatoria”.