SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Vent’anni, oggi. Il 13 maggio 2001 Silvio Berlusconi diventava presidente del consiglio per la seconda volta. Un trionfo per il centrodestra che invase anche le elezioni amministrative, con molti comuni che cambiarono a sorpresa colore. Tra questi ci fu anche San Benedetto, che si tinse d’azzurro. L’azzurro della Casa delle Libertà.
Dopo gli otto anni a guida Perazzoli, candidatosi alla Camera e sconfitto proprio quella sera, per la conquista del Municipio si sfidarono Domenico Martinelli e il compianto Domenico Mozzoni. Il risultato del primo turno fotografò di già una mezza rivoluzione in corso: 44,8 contro il 40,5%. Al ballottaggio, il 27 maggio, il divario si sarebbe ampliato: Martinelli si aggiudicò la competizione con il 56%, lontanissimo da Mozzoni, fermo al 44.
I Ds (18,3%) si arresero allo strapotere di Forza Italia (19,8), mentre Alleanza Nazionale (13%) si attestò sul podio davanti alla Margherita (11,1).
Una soddisfazione immensa per Martinelli che però si ritrovò da subito a fare i conti con le liti e le beghe dei partiti. “Le difficoltà cominciarono prestissimo – confessa oggi a La Nuova Riviera – ricordo che An mi diede subito dei problemi al momento delle nomine degli assessori. Poi nacquero pure gli scontri con Forza Italia. Avrei vissuto un periodo travagliato, ma non rinnego niente”.
L’esperienza durò quattro anni e numerose furono le liti all’interno della maggioranza.
“Io ho cercato di fare qualcosa per la città. Mi ero candidato con l’intento di realizzare qualcosa. Un politico a mio avviso non deve guardare ai suoi interessi e al piccolo potere che ha. Ero lì per fare delle cose. Se vai a fare politica per campare è un po’ diverso”.
Non ha mai pensato di ricandidarsi?
“No, per me quello è un capitolo chiuso. Osservo la politica, ma non sono interessato. Non mi sembra sia cambiata molto da allora. Già durante la mia amministrazione non andavo d’accordo con i partiti”.
I candidati finora scesi in campo le piacciono?
“A livello locale vedo poche persone interessate veramente a governare questa città. Non mi sembra ci siano nomi interessanti, forse verranno fuori. Noto solo delle vecchie figure”.
Piunti, che fu suo vice, è pronto a ripresentarsi.
“Dovrebbe lasciare spazio a gente nuova, più giovane e volenterosa. Ha fatto il suo tempo”.
Di nuovo ci sarebbe Antonio Spazzafumo. Non la entusiasma?
“Sinceramente non lo conosco, non saprei esprimere un giudizio. Certo, rappresenterebbe qualcosa di nuovo, ma bisogna vedere chi c’è dietro”.
Si torna al discorso dei partiti…
“Non concepisco quel tipo di politica. Gli eterni compromessi erano solo perdite di tempo, ricordo richieste assurde. Per me la politica è mettersi al servizio dei cittadini per migliorare le condizioni di tutti. Ho un bel ricordo di quell’epoca, tuttavia rovinato dai partiti. Mi piacerebbe vedere una politica diversa, non si può sempre dipendere da personaggi che guardano alla politica come qualcosa di personale. Avevo un notevole potere in mano, eppure non l’ho mai voluto esercitare”.
Uscire di scena anzitempo è un ottimo modo per essere rimpianti, non trova?
“Quando vado in giro i cittadini ancora mi fermano e mi ringraziano. Sono contenti del mio periodo da sindaco. Io faccio sempre politica. La si può fare anche dall’esterno, osservando, dando un giudizio. Ma quella operativa, così come viene concepita, non mi entusiasma più”.
Un medico lontano dalla politica attiva scelto come candidato sindaco. Nota delle analogie tra Domenico Martinelli e Aurora Bottiglieri?
“La Bottiglieri è sicuramente bravissima nel suo campo. Avrà delle buone idee, ma poi si ritroverà circondata dai partiti come capitò a me. I partiti non mollano mai la presa”.