SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Se a Roma è il partito di Governo, in Riviera è una realtà di minoranza. E se in entrambi i casi, all’interno del partito, ci sono più correnti che in un cavo dell’alta tensione, a Roma qualche figura carismatica c’è. In Riviera, per dirla alla Andreotti, di giganti non se ne vedono. Parliamo del Partito Democratico, ovviamente, quello che fece harakiri più o meno un anno fa, che sacrificò Perazzoli come fa il bambino che si riporta il pallone a casa così non gioca più nessuno e che oggi non ha una guida in grado di dare risposte. E che, a vedere i risultati, negli ultimi dodici mesi probabilmente non è stata neppure capace di farsi delle domande.
Improvvisati e inesperti. Non esiste una linea, non esiste un programma. Giovanni Gaspari è fuori dai giochi, Fabio Urbinati è lontano. Paolo Perazzoli, seppur con enorme ritardo, è finalmente riuscito a mandare a quel paese i suoi fidatissimi sostenitori che hanno fatto vincere il centro destra. E allora, cosa è rimasto? Un gruppo di persone che sta andando avanti per frasi fatte, che comunica con gli sms e che esige il “riceviamo e pubblichiamo” per scrivere che c’è il sole anche se fuori sta diluviando. Che va all’attacco dove non dovrebbe e non affonda quando invece, per un politico esperto, viene quasi naturale farlo. Gli spunti più brillanti del Pd in consiglio sono stati, a memoria d’uomo, polemiche su Carnevale e Palanatale sollevate a primavera inoltrata.
Al partito manca un leader, qualcuno che sappia affrontare i nemici ma soprattutto gli amici. Qualcuno che sappia raccogliere l’eredità di chi, tra bastoni e carote, ha saputo portare a casa dieci anni di amministrazione comunale. Si, stiamo proprio dicendo quello: dalle parti del Partito Democratico farebbero bene a rimpiangere una figura come quella dell’ex sindaco Gaspari, un gigante in confronto a chi, oggi, sta rendendo vita facile a Piunti e compagni che sono più impegnati a coprirsi dal fuoco amico che non a parare i colpi di un centrosinistra che, in perenne fase congressuale, si sta autofustigando a bottigliate in pieno stile Tafazzi concentrandosi su faide ed equilibri di partito, su nomine ed incarichi. Tanto, a fare opposizione, ci pensa Bruno Gabrielli.