Fratelli d’Italia si scaglia contro Antonio Spazzafumo: “Per noi i requisiti imprescindibili per valutare la candidatura a sindaco sono rimasti sempre gli stessi: capacità politica, esperienza amministrativa ed esperienza istituzionale. Spazzafumo non ha nessuna di queste e fa rabbrividire l’idea di cosa potrebbe combinare chi non ha alcuna conoscenza delle complesse procedure della pubblica amministrazione”.
La furia del coordinatore Luigi Cava si scatena dopo la conferenza stampa di Viva San Benedetto, andata in scena sabato mattina. Una lista che, per i meloniani, nasconde dietro il partito di Italia Viva: “E’ una realtà farlocca. Pensare che i cittadini non siano avveduti nel valutarlo è grave e irrispettoso. Difatti,a parlare sono stati l’attuale coordinatore provinciale Pompei e l’attuale coordinatore regionale Urbinati, e nella loro lista figura Capriotti che è l’attuale consigliere comunale di Italia Viva. Ma chi vogliono prendere in giro?”.
Frecciate anche a Giorgio De Vecchis: “Cinque anni fa era il candidato sindaco di Fratelli d’Italia, poi è diventato civico, poi si è candidato con il centrodestra alle elezioni regionali, poi è tornato civico, da ultimo è ritornato nel partito di Renzi mascherato da civico. Non esprimo giudizi, lo faranno gli elettori”.
Criticato perché i candidati del partito non esibiscono il nome di Piunti nei manifesti e nei santini, Cava replica a tono: “Dovrebbero fare chiarezza sul perché, a differenza delle altre quattro liste collegate a Spazzafumo, proprio nella sua Libera non è riportato il suo nome. Vogliono forse tenerlo nascosto?”.
L’ultimo affondo, infine, riguarda un promo elettorale realizzato di recente dallo stesso Spazzafumo: “Personalmente non lo conosco, né l’ho mai incontrato, ma risulta chiaro come stia dimostrando, con i suoi comportamenti, di essere totalmente sprovvisto di quella sobrietà che è requisito fondamentale per guidare una città: la spacconata di presentarsi a registrare un video a bordo di una lussuosa Harley Davidson in un luogo di fatica, dolore e sofferenza come il Porto, è la dimostrazione lampante di quanto sia privo del benché minimo rispetto dei luoghi identitari della nostra città”.
