SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Una richiesta di risarcimento danni che passa da quasi due milioni di euro a 480mila. E’ su questo che il consigliere del gruppo misto Giorgio De Vecchis vuole vederci chiaro. Al centro ci sono i lavori di ristrutturazione e sopraelevazione della casa parcheggio di via Mameli e, soprattutto, la causa che ne è scaturita tra il Comune (all’epoca sotto l’amministrazione Piunti) e l’azienda che si è occupata della realizzazione dell’intervento. La Ste.Pa.
La causa era in corso perché quando sono iniziati i lavori l’azienda ha avuto una serie di contestazioni da parte del direttore dei lavori del Comune per come erano stati svolti. Contestazioni che hanno portato il Comune prima a sospendere e poi a revocare l’appalto.
Una decisione in seguito alla quale l’azienda ha richiesto oltre 328mila euro al Comune a titolo di inadempimento contrattuale. Il Comune, dal canto suo, ha chiesto all’azienda un risarcimento di oltre un milione e 800mila euro asserendo che l’inadempienza contrattuale fosse dell’azienda. “Questo perché – spiega De Vecchis che mostra le carte di tutto questo procedimento – il Comune riteneva che quello che era stato fatto aveva reso necessario demolire e ricostruire il tutto”.
L’incontro col sindaco
De Vecchis ha ricostruito tutte le fasi di questa vicenda che subisce un’accelerazione nel mese di dicembre 2023 quando lo stallo di questa situazione termina con un accordo transattivo con il quale il comune, attraverso una delibera di giunta, accetta l’offerta da parte dell’azienda di 480mila euro con spese legali compensate tra le parti. L’offerta risale al 22 novembre. “Per circa un mese tutto sembra tacere – spiega De Vecchis – poi il 21 dicembre in una mail si comunica di un incontro tra il sindaco Spazzafumo e il titolare della ditta”.
Nell’interrogazione viene infatti riportata una mail del dirigente in cui si parla di un incontro, avvenuto due giorni prima, tra il primo cittadino e il titolare della Ste.Pa. nel corso del quale “è emersa la possibilità di un accordo transattivo tra le parti”. La ditta aveva posto la condizione che l’accordo venisse sottoscritto entro il 31 dicembre. Dieci giorni dopo.
“Il 27 dicembre – spiega De Vecchis – il Rup sottoscrive quella che dovrebbe essere una relazione tecnico economica sull’ipotesi transattiva che, in maniera del tutto improvvida, viene denominata rimodulazione della stima del danno”. In quella relazione “sposa in toto l’ipotesi transattiva”.
Le domande
Il 29 dicembre la giunta comunale delibera l’approvazione dell’atto di transazione dopo una serie di passaggi, documentati nell’interrogazione. De Vecchis cita dunque tutta una serie di valutazioni, in merito a casi di questo genere, della Corte dei Conti che affermano, tra le altre cose, come sia necessario un parere legale in caso di transazioni di quel tipo, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di soldi pubblici.
“Se a transigere è un ente pubblico – cita la Corte dei Conti in una sentenza della sezione Giurisdizionale della Lombardia – i parametri valutativi sono decisamente più ristretti e maggiormente, se non quasi esclusivamente, ancorati a risparmi di spesa a tutela della casse pubbliche e della collettività che vi contribuisce finanziariamente. Un ente pubblico non gode dunque di un arbitrio transattivo riconoscibile ad un privato ma deve pur sempre avere come parametro l’equilibrio di bilancio che impone una attenta e oculata valutazione delle poste in transazione”.
Da qui le domande del consigliere del gruppo misto al sindaco. A Spazzafumo viene infatti chiesto di motivare il percorso logico seguito per giungere ad una simile transazione. In parole povere si chiede il conto di un’operazione che ha portato una richiesta di risarcimento di quasi due milioni di euro ad arrivare a 480 mila.