SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Diversi, diversissimi, ma allo stesso tempo sorprendentemente simili. Loredana Emili e Bruno Gabrielli: la prima guastafeste dell’amministrazione Gaspari, il secondo grande grattacapo per Pasqualino Piunti.
“Con tutto il rispetto per Loredana, io ho il mio percorso politico”, dice Gabrielli. Verissimo. L’accostamento però ci sta tutto, per metodi, tempi e inevitabili conseguenze.
La rottura tra la capogruppo del Pd e Giovanni Gaspari avvenne il 26 ottobre 2012, un anno e quattro mesi dopo la rielezione del sindaco. Nel centrodestra sono stati più rapidi e hanno impiegato appena duecentosettanta giorni per arrivare alla sfiducia del loro presidente del Consiglio.
La Emili sbottò per la vicenda del distributore di benzina che sarebbe dovuto sorgere lungo Viale dello Sport. Gabrielli, dal canto suo, paga le continue invasioni di campo che avrebbero irritato, e non poco, assessori e primo cittadino.
Non due persone qualunque Loredana e Bruno. Lei, moglie di Paolo Perazzoli di cui Gaspari fu vice dal 1997 al 2001 e grande sostenitore almeno fino alle elezioni regionali di sette anni fa; lui, compagno di squadra di Piunti sia all’epoca dell’amministrazione Martinelli che in Provincia, nel quinquennio di guida Celani.
Al momento del divorzio la Emili era capogruppo del principale partito che sosteneva l’amministrazione, Gabrielli no. Lo è tuttavia Valerio Pignotti che dell’ex presidente continua ad essere il più accanito difensore.
L’esponente dei democratici mollò la carica il giorno successivo alla rottura. In casa Pd l’elenco dei sostenitori crollò improvvisamente e alla dissidente non restò che fondare – dopo mesi di lotte accanite – il gruppo dei Diversamente Democratici assieme all’unico alleato che le era rimasto accanto: Sergio Pezzuoli.
Al contrario, nel gruppo consiliare di Forza Italia regna la parità: i consiglieri pro-Pignotti sono due, quelli contro altrettanti. I numeri per la sfiducia non ci sono e quindi capita di assistere a siparietti tragicomici come quelli andati in scena nel corso dell’ultima assise, dove i berlusconiani mettevano in mostra opinioni e atteggiamenti contrastanti.
Bruno ha chiesto un rimpasto di giunta con la valorizzazione del partito azzurro, Loredana fece altrettanto, con l’obiettivo di ridimensionare Paolo Canducci e Margherita Sorge. Nessuno dei due, guarda caso, è stato accontentato.
C’è poi il discorso del sostegno da parte dei vertici – regionali o provinciali – invocato e auspicato da Emili e Gabrielli, che invece hanno dovuto fare i conti con silenzi, no-comment e prolungato immobilismo. E se la dem ha stracciato la tessera del Pd aderendo in seguito ad Articolo 1, lo stesso discorso non vale per l’azzurro, che non intende assolutamente abbandonare il tempio di Forza Italia. “A San Benedetto sono quello che ha la tessera da più tempo”, rivendica orgoglioso. Eccola, finalmente, la prima differenza.