Sono operai, disoccupati, precari, operatori culturali, artigiani, piccoli imprenditori, liberi professionisti che pagano maggiormente il prezzo di una crisi economica accelerata dall’emergenza sanitaria. Hanno firmato il primo appello online per una Lista Comunista che li rappresenti “davvero in discontinuità con i due brand dell’odierno “marketing elettorale padronale”: da una parte la destra dei sovranisti di cartone, che mettono in soffitta la sovranità popolare per prendere ordini dall’imperialismo USA e dal capitalismo multinazionale, dall’altra il marchio della “moderna sinistra”, asservita a Maastricht e pronta a svendere l’Italia e le Marche in ossequio dei dogmi neoliberisti dell’Unione Europea e della BCE, responsabile dell’opera ultradecennale di distruzione dei i salari, dei diritti dei lavoratori e dello stato sociale. Oltre queste sottomarche del potere capitalista, espressioni dell’ordine attualmente esistente, le Marche dei lavoratori e delle giovani generazioni esodate, invocano una vera proposta d’alternativa alla guida della Regione.
Il successo riscosso dal partecipato appello popolare online sottoscritto da numerosi marchigiani ha trovato risposta nella candidatura di Fabio Pasquinelli, segretario regionale e componente della Direzione Nazionale del PCI. Per l’avvocato osimano, trentanovenne con una lunga esperienza politica nel movimento studentesco ed operaio, gli attuali partecipanti alla corsa a Palazzo Raffaello “agiscono divisi per colpire uniti”. “La destra ed il centrosinistra – continua il candidato dei comunisti – sono due facce della stessa medaglia. Due “populismi speculari che, mentre fingono di diversificare il loro messaggio con le rispettive propagande, si comportano, di fatto, da esecutori territoriali di una pesante limitazione della sovranità popolare e di una aggressiva espansione delle politiche economiche neoliberiste, anche di tipo autoritario, in ragione delle quali gli enti locali, sottoposti all’imposizione del pareggio di bilancio, inserito in Costituzione con riforme bipartisan, hanno proceduto a privatizzare i settori economici pubblici ed i servizi essenziali, come quello socio-sanitario, estremamente intaccato a danno, soprattutto, dei più soggetti più deboli.
Netta la critica degli ultimi due lustri del centrosinistra marchigiano durante i quali ”si è assistito allo smantellamento della sanità pubblica ed al finanziamento di quella privata; alla chiusura di reparti e ospedali sul territorio; al fallimento della Banca delle Marche; alla chiusura di fabbriche ed alla desertificazione industriale del territorio, con profitti milionari per i grandi imprenditori e disoccupazione per i lavoratori”. Per una coerente opposizione alla “scellerata linea del governatore uscente Ceriscioli e del suo erede designato Mangialardi, contro una destra forte con i deboli e debole con i forti rappresentata dal candidato Acquaroli, occorre rimettere al centro dell’agenda politica la tutela e la promozione della sovranità popolare, dei diritti sociali, del lavoro, dell’ambiente e dei beni comuni”.