A tre settimane di distanza dalla sconfitta del centro destra continuano a registrarsi le conseguenze della debacle e, tra queste, ci sono le dimissioni dell’ex consigliere comunale Carmine Chiodi da commissario comunale del partito berlusconiano. Chiodi spiega i motivi della sua decisione ripercorrendo le tappe di una campagna elettorale che, stando alle sue parole, ha visto Forza Italia tenere i fari accesi su un solo candidato consigliere.
Chiodi non lo cita mai ma parla di Valerio Pignotti e allude ad un affiancamento di un “ex assessore regionale ex centro sinistra” riferendosi a Sandro Donati, recentemente nominato vice commissario regionale, proprio di Forza Italia. Una manovra che per Chiodi “ha sbilanciato fin dall’inizio la campagna elettorale e fatto capire chiaramente su chi puntava il nostro partito”. E ancora: “Noi come lista di Forza Italia chiedevamo un contributo alla struttura nazionale e questi per tutta risposta, ignorando tali richieste, si sono messi in appoggio di un unico candidato consigliere” riferendosi a Pignotti.
L’ex consigliere comunale critica anche la scelta presa dal partito di inserire Massimiliano Castagna tra i candidati della lista azzurra: “Ci è stato comunicato la mattina della conferenza stampa e la cosa ha creato momenti concitati di dissidio risoltisi solo per il senso di responsabilità dimostrato dal sottoscritto dal momento che queste decisioni andavano prese collegialmente e non calate dall’alto”.
Chiodi afferma di aver comunque scelto di tuffarsi, nonostante tutto, nell’agone politico “Alla fine il risultato è stato ottimale per Forza Italia – dice -. A livello comunale è stato raggiunto il 7,12%, un numero superiore a quello registrato a livello nazionale” ma alla luce della nomina di Donati a vice commissario regionale ha preso la decisione di lasciare il partito e il proprio incarico. “Quella nomina – spiega – è stata la conferma che Forza Italia è di fatto un partito verticistico e affatto propenso ad una visione collegiale che ignora totalmente gli organismi comunali relegando gli stessi a semplici organismi necessari sulla carta ma di fatto mai investiti di quella autorevolezza necessaria per svolgere al meglio le loro funzioni”.