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Bocciata la torre di 28 metri a Porto d’Ascoli. Quasi tutta la maggioranza vota contro il progetto

La delibera viene respinta con 19 voti contrari. Micozzi: "Quella costruzione avrebbe un impatto significativo e negativo sulla città. Il consigliere comunale è chiamato a salvaguardare e a tutelare il paesaggio"
Pubblicato il 15 Giugno 2024

di Massimo Falcioni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Il progetto riguardante la torre frigorifera di 28 metri a Porto d’Ascoli è naufragato in consiglio comunale sotto i colpi della maggioranza. Appena 5 i voti favorevoli (Spazzafumo, De Renzis, De Ascaniis, Mancaniello e Pasquali), a fronte di 19 contrari

La questione ha origine dalla richiesta di variante presentata dall’azienda Promarche di Porto d’Ascoli nel giugno del 2023. Tale variante è stata inizialmente sottoposta agli uffci dell’Urbanistica e successivamente al SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive), con il successivo via libera arrivato dalla conferenza dei servizi.

I no di Novelli e Micozzi

Lo stop, tuttavia, è arrivato ugualmente, stavolta in assise. “Sono contrario ad una variante in una fase in cui siamo in piena redazione del nuovo Piano regolatore”, ha affermato Domenico Novelli del Centro Civico Popolare. “Approvare questa variante aprirebbe nuovi scenari”.

Di identica opinione anche Gino Micozzi di Libera, che nel suo lungo intervento ha optato per un taglio ancora più incisivo: “Ogni consigliere deve sentire la responsabilità delle scelte che condizioneranno le future generazioni. Quella di oggi è una scelta fortemente responsabile. La ditta ha chiesto di costruire in variante allo strumento urbanistico, in deroga all’altezza, un parallelepipedo di 47 metri di profondità e alto 29 metri. Un volume così importante in altezza non trova situazioni simili. Persino il polo Amazon di Jesi ha un’altezza massima di 20 metri. Quella costruzione avrebbe un impatto significativo e negativo sulla città, tenendo presente che il nostro piccolo territorio si sviluppa in appena 25 chilometri quadrati, a 70 metri da case a due piani, a 800 metri dal mare, a soli 60 metri dal perimetro del parco naturale della Sentina. Il consigliere comunale è chiamato a salvaguardare e a tutelare il paesaggio”.

I favorevoli nella coalizione di Spazzafumo si sono limitati ad Umberto Pasquali (“San Benedetto ha vissuto i suoi anni di splendore grazie all’ortofrutta, sarebbe un no difficile da spiegare”) e al gruppo Viva San Benedetto. “La zona è a vocazione industriale da sempre”, ha dichiarato Barbara De Ascaniis. “Ci sono aziende che hanno fatto nascere Porto d’Ascoli. Parliamo di un impianto che dal punto di vista tecnologico creerà delle innovazioni e dei vantaggi”.

A prendere la parola, a sorpresa, è stato lo stesso primo cittadino, che ha ribadito la libertà di coscienza assicurata alla propria squadra: “L’argomento è complicato, la scelta è difficile. Il presupposto fondamentale è la correttezza della procedura. Sono del parere che a San Benedetto purtroppo non ci sono più grandi imprese che investono soldi; è una città che si è impoverita. Per quel che mi riguarda, considerando che non ci sono state prescrizioni al progetto, sono del parere che un investimento così importante debba essere accettato. Da imprenditore dico che, a fronte di una società che investe nella legalità 20 milioni di euro, il progetto dovrebbe andare avanti”.

L’opposizione

Per la prima volta, il ruolo della minoranza è passato in secondo piano, tra un Simone De Vecchis che ha rivendicato la libertà di opinione senza subire pressioni di alcun tipo e un Paolo Canducci che si è scagliato proprio contro Spazzafumo: “Perché la domanda arrivata a giugno 2023 e la conferenza dei servizi si è svolta a febbraio 2024? O la ditta non era importante, oppure qualcosa non ha funzionato e la responsabilità è sua. L’azienda è una vittima, che non ha avuto una risposta adeguata ad un’esigenza, così come è una vittima il consiglio comunale. Siamo fortemente in difficoltà e la colpa è dell’amministrazione”.

Di “scarsa credibilità” dell’amministrazione ha parlato Giorgio De Vecchis: “La vicenda doveva essere gestita in maniera diversa. Se non era possibile derogare in altezza, bisognava subito dire alla ProMarche di trovare una soluzione alternativa, magari delocalizzando. Non c’è stata chiarezza”.

Pasqualino Piunti e Annalisa Marchegiani hanno invece fatto leva sulla mancata partecipazione: “Siamo venuti a conoscenza del progetto solo a febbraio. Perché non c’è stato il tempo di avvertire il consiglio? In base a quale criterio dovremmo votare il documento? La prima criticità di questa storia è arrivata in sede di ammissibilità della domanda. Mancavano i criteri”.

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