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Berlusconi e le telefonate a San Benedetto: “Piunti, prego per te. E lassù di solito mi ascoltano” [VIDEO]

La prima volta nel 2011 per sostenere Bruno Gabrielli. Andò meglio nel 2016, quando ne approfittò anche per raccontare - ironia della sorte - una barzelletta sulla sua morte
Pubblicato il 12 Giugno 2023

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. In qualche modo la figura di Silvio Berlusconi ha raggiunto negli anni, seppur di riflesso, anche San Benedetto. Mai una visita in carne ed ossa, ma ben due collegamenti telefonici, a distanza di cinque anni, per sostenere prima Bruno Gabrielli e poi Pasqualino Piunti, entrambi candidati sindaco tra le fila di Forza Italia.

Nel 2011 l’appuntamento fu al Palariviera. Era il 28 aprile e il leader azzurro chiamò per sostenere Gabrielli, allora sfidante dell’uscente Giovanni Gaspari. “Abbiamo avuto un anno di difficoltà per la diaspora di Fini. Si sa che il fuoco amico fa più male di qualsiasi altro fuoco”. Era il tempo della frattura interna al Popolo della Libertà, che avrebbe portato da lì a pochi mesi alle dimissioni da premier.

Eppure Berlusconi si mostrò ottimista: “Se ne sono andati via dalla maggioranza e noi siamo riusciti in Parlamento a conquistarci un’altra maggioranza, solida, meno elevata nei numeri ma più coesa”. Rivolgendosi all’esponente sambenedettese, auspicò: “Dobbiamo vincere queste elezioni amministrative per consolidare il governo. Faccio il mio in bocca al lupo affettuoso, con la certezza che dopo la cattiva esperienza che i cittadini di San Benedetto hanno fatto con l’amministrazione di sinistra sarà possibile cambiare le cose e avere la responsabilità di governo della vostra bellissima città”. Le urne raccontarono il contrario, col centrosinistra che si affermò al ballottaggio.

Decisamente più soddisfacente l’esito nel 2016. Berlusconi si collegò la sera del 2 giugno, durante una cena elettorale del candidato Piunti. Pochi giorni dopo avrebbe affrontato la delicatissima operazione al cuore, tuttavia il Cavaliere regalò battute e buon umore a raffica: “Piunti, sono sicuro che ce la farai, hai anche le mie preghiere.  E quando prego da sopra di solito mi ascoltano!”.

Tra un attacco a Renzi (“il suo governo è illegittimo”) e il rammarico di non essere presente fisicamente dopo aver appreso della presenza di tante belle ragazze (“che sfiga non stare lì”), Berlusconi tirò fuori dal cilindro l’immancabile barzelletta, incentrata – ironia della sorte – sulla sua morte. “Berlusconi muore – esordì – va all’inferno dove non c’è nulla che funzioni. Mette in sesto tutto, allora viene chiamato in Purgatorio dove ci sono altri problemi. In una settimana risolve i problemi pure lì, allora lo chiamarono in Paradiso, perché il Padreterno volle incontrarlo. Berlusconi entra nel suo ufficio, passano 15 minuti e la porta non si apre. Passa un’ora, passano due-tre ore, all’improvviso la porta si apre ed escono Berlusconi e il Padreterno, che commenta: ‘la tua idea di quotare in Borsa il Paradiso dopo averlo trasformato in una società per azioni mi ha convinto, ma una cosa non capisco: perché io dovrei fare il vicepresidente?’”.