“Forse Acquaroli pensava che i giochi politici romani condotti dal suo partito e da lui stesso assecondati non avessero un prezzo per le Marche? Direi che si è sbagliato parecchio e i maldestri tentativi di addossare ora le sue responsabilità ad altri sono onestamente imbarazzanti”. A parlare è il consigliere regionale Maurizio Mangialardi, a proposito della ripartizione di oltre 2,5 miliardi di euro per i porti italiani stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevederebbe per le Authority ubicate sul versante Adriatico 409 milioni a Trieste, 169 a Venezia, 165 a Ravenna, 168 a Brindisi e solo 20 all’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Centrale.
“Sono mesi che diciamo che la Regione avrebbe dovuto porre grande attenzione ai tempi e alle modalità del rinnovo della presidenza dell’Authority. Il gruppo assembleare del Partito Democratico ha presentato più interrogazioni e continuamente sollecitato un confronto vero e aperto con il territorio, nella consapevolezza che la ripartizione delle risorse stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbero rappresentato un crocevia decisivo per il rilancio del porto di Ancona, praticamente la più grande realtà industriale della regione, e della rete dei porti marchigiani. Siamo stati puntualmente ignorati dalla giunta e dalla maggioranza. Ora, inevitabilmente, il conto è arrivato. Ed è salatissimo per imprese e territorio”.
Prosegue l’ex sindaco: “Purtroppo i gravi danni che questa giunta di estrema destra completamente manovrata dalla Meloni sta arrecando alle Marche iniziano a essere evidenti dopo neppure un anno. E il peggio, se possibile, deve probabilmente ancora arrivare, visto che il “non” presidente Acquaroli ha fatto perfino negare ogni discussione in consiglio regionale circa i progetti da presentare nell’ambito della programmazione delle risorse previste dal Recovery Fund, limitandosi a trasmettere al governo una lenzuolata di proposte disorganiche, prive di strategia e senza una comune visione. Un’impostazione veramente dilettantesca che, dopo il settore dei porti, rischia ora di colpire anche quello della sanità”.