“Immagino che siano giornate molto tese per il presidente Acquaroli. Mentre quattro dei suoi sei assessori stanno abbandonando la nave che affonda per cercarsi un posto al sole in Parlamento, il presidente si ritrova a fare i conti con quel poco che resta del suo esecutivo, finendo addirittura per essere messo in mora dal suo collega di partito Francesco Baldelli, titolare della delega alle Infrastrutture, su un tema strategico come l’arretramento della ferrovia Adriatica. Se non fosse in discussione il futuro delle Marche, sarebbe perfino risibile lo stucchevole balletto che sta andando in scena tra i due, con da una parte Acquaroli, che ha già dato la propria intesa al progetto presentato dal governo nazionale, e dall’altra Baldelli, che invece ora sembra voler tirare il freno e rimettere in discussione tutto”. A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.
“Allo stato attuale – spiega Mangialardi – il dato è che ad aver lavorato seriamente al progetto di arretramento sono state solo le amministrazioni comunali di Pesaro e Fano, le quali, non a caso, hanno raggiunto obiettivi e ottenuto finanziamenti che saranno fondamentali per l’intera regione. D’altra parte, nei mesi scorsi lo stesso Acquaroli, vincendo le resistenze all’interno della sua stessa maggioranza, aveva sposato la linea del Partito Democratico per chiedere con forza un progetto che guardasse all’intera linea adriatica e alla sua successiva realizzazione per stralci. Che ora Baldelli smentisca il suo stesso presidente, dopo essere rimasto con le mani in mano per due anni, senza neppure prendersi la briga di avviare una cabina di regia con tutti i Comuni interessati, non solo è inspiegabile, ma rischia di paralizzare l’intero progetto di arretramento e far sfumare milioni di investimenti per le Marche: un’eventualità che farebbe perdere per sempre alla regione l’opportunità di ammodernare l’infrastruttura ferroviaria e rilanciare i territori lungo la costa”.