SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Bocciato su tutta la linea. Il ricorso del centrosinistra in merito al riconteggio dei seggi viene rispedito al mittente senza se e senza ma.
Nella sentenza del Consiglio di Stato ci sono tutte le risposte alle domande poste da Pd e soci nei mesi scorsi. A partire dalla contestazione relativa al 50,8% conseguito dalle liste a sostegno di Perazzoli che non avrebbe dovuto portare all’attribuzione del premio di maggioranza al candidato successivamente eletto, ossia Piunti.
Proprio sul premio del 60% poggiava la seconda critica. Gli appellanti si erano soffermati sull’erronea attribuzione – a detta loro – del numero dei rappresentanti, avvenuta considerando il totale dei voti riportati dal sindaco eletto anziché quello dei voti riportati dalle liste al primo turno.
Un’assegnazione avvenuta “per eccesso” e non “per difetto”, che ha fatto salire a 15 seggi la cifra di 14,4. In altre parole, il premio di maggioranza è finito nelle mani di chi ha trionfato al ballottaggio, al di là dei risultati che erano stati ottenuti il 5 giugno.
“In definitiva – si legge nel dispositivo – alla stregua dei rilievi svolti dalla Corte nelle sentenze richiamate che per le elezioni amministrative, diversamente che per quelle politiche, può ritenersi del tutto compatibile con il quadro costituzionale, in considerazione della possibilità del voto disgiunto al primo turno fra il candidato sindaco e le liste collegate e della necessità di assicurare la governabilità dell’ente al sindaco democraticamente eletto, la previsione dei voti validi conseguiti da quest’ultimo e non solo dei voti riportati al primo turno dalle liste a questo collegate”. Pertanto, “appaiono del tutto condivisibili i rilievi dell’amministrazione appellata incentrati sulla legittimazione democratica che riviene al sindaco dalla sua investitura diretta”.