Prosegue, sul nostro giornale, la rubrica mensile della società Consilium Sr.l in cui, professionisti del settore, approfondiscono le prospettive legate alla sostenibilità.
Leggi gli articoli:
Debora Cozza: “La sostenibilità è il futuro e non riguarda solo le aziende”
Avvocatessa Elsa Melchiorre: “Greenwashing, stretta per imprese e professionisti”
Ingegner Sergio Botta: “Una volta fare impresa era più semplice
Alla luce del cambiamento climatico e della direzione che l’Unione Europea sta prendendo in campo politico, economico e sociale, insieme alla maggior parte delle altre nazioni, è ormai divenuto impossibile non interrogarsi sul cosa si intende quando parliamo di Sostenibilità.
La terminologia legata al tema, che oggi può apparire assai inflazionato, nel mondo scientifico mostra una continua ed esponenziale espansione. Di fondamentale importanza per carpirne il senso è il significato dell’acronimo ESG, che espone le sue 3 direttrici costitutive:
L’iniziale E sta a rappresentare la sostenibilità ambientale: dimensione, questa, che pone l’accento su un utilizzo responsabile delle risorse e delle materie prime, stabilendo come un’azienda dovrebbe comportarsi nei confronti dell’ambiente e all’interno dello stesso.
La sostenibilità sociale, invece, è raffigurata nell’acronimo dalla lettera S. Tale sottoinsieme esamina lo specifico impatto che l’impresa ha sulla società, fornendo delle direttrici virtuose che, se seguite, possono portare alla crescita delle comunità nelle quali le aziende si trovano ad operare. Inoltre, al centro dell’analisi si pone anche la relazione con gli stakeholders, ovvero i “portatori di interesse”.
La G, infine, sta ad indicare la Governance, e riguarda i temi della gestione aziendale, che dovrebbe ispirarsi, secondo i parametri dell’ESG, a buone pratiche e principi etici quali: la parità di genere, una retribuzione dignitosa, la trasparenza delle decisioni e delle scelte aziendali ed il rispetto delle minoranze sociali.
La sostenibilità economica prende il via dalla consapevolezza della necessità di una revisione degli attuali modelli di consumo. Ciò deve realizzarsi non solo razionalizzando i consumi, ma anche producendo in modo da non creare negatività per la società, migliorando la qualità dei prodotti e riducendo le ricadute negative, rispettando i vincoli posti dalla capacità di rigenerazione e di assorbimento dell’ecosistema in cui si opera.
Non è un segreto che il 2024 è l’anno zero delle policy ESG. Infatti, d’ora in avanti, le società con più di 250 lavoratori dipendenti ed un fatturato di oltre 40 milioni saranno obbligate a tenere un Bilancio di Sostenibilità.
Alla luce di ciò, quindi, per quale motivo le PMI dovrebbero essere interessate al tema? La risposta è semplice: nonostante le politiche ESG ancora non interessi loro in maniera diretta, le Piccole e Medie Imprese potrebbero trovarsi a fere i conti con la sostenibilità nel prossimo futuro perché presenti nella catena di fornitura di una o più società obbligate a tenere il suddetto Bilancio di Sostenibilità. Ciò impatterà con decisione sulla scelta dei collaboratori delle grandi aziende e diverrà in breve una discriminante nella selezione delle PMI con le quali lavorare in sinergia.
Inoltre, molte grandi aziende praticano la sostenibilità da oltre 15 anni. Per questo, esse si trovano ad essere maggiormente preparate al cambiamento rispetto alle PMI, che invece avranno bisogno di compiere la transizione in modo pratico, rapido e semplificato.
Le Piccole e Medie Imprese hanno dunque bisogno di un modello su misura. Ciò significa costruire un itinerario ad hoc, adatto alla loro dimensione, non gravoso per imprenditori, manager e dipendenti.
In questo schema, il primo step è di certo la formazione alla sostenibilità. Come ben sappiamo, il concetto di “azienda sostenibile” è un aspetto culturale che gli imprenditori e i collaboratori devono innanzi tutto Conoscere, per poi comprenderne la portata e, solo in fine, riuscire ad applicarlo sul campo.
Oggi si assiste a tanta confusione sulla formazione alla sostenibilità: on line vengono venduti pacchetti di 4/6 ore per imprenditori e PMI, ma cosa può essere appreso in un lasso di tempo così breve? Non possono bastare così poche ore al computer per trasmettere a un impresario e ai suoi dipendenti una nozione tanto importante che porta con sé un modo così diverso di fare impresa!
Il concetto di impresa sostenibile non deve essere considerato come un passaggio obbligato, ma piuttosto come una nuova opportunità: la sostenibilità infatti crea valore economico, dato che una ditta può essere considerata sostenibile solo nel caso in cui crei valore nel lungo-medio periodo per tutti gli i portatori di interessi.
La formazione, quindi, ha bisogno di un approccio differente. Il primo contatto con l’imprenditore richiede da parte del consulente un’ottima capacità di ascolto, nonché di lettura dei bilanci, che insieme ai budget forniscono un’esatta fotografia dell’azienda. In secondo luogo sarà importantissimo per il professionista riuscire a capire le scelte strategiche giuste per il caso specifico, tenendo in alta considerazione il loro vantaggio economico.
Per tale motivo, ogni affiancamento è diverso: una volta apprese le informazioni si può iniziare a costruire un percorso su misura, che comincia sempre dal coinvolgimento delle persone presenti nella realtà.
È importantissimo far comprendere come ancora oggi ci sia una visione limitata e parcellizzata della sostenibilità, legata soprattutto al suo solo lato ambientale. Ciò lascia inevitabilmente indietro le altre due aree dell’acronimo ESG, cioè Società e Governance.
Un plauso va fatto comunque alle tante imprese che mettono già in atto in maniera indipendente, e spesso inconsapevole, tante attività virtuose e sostenibili. Per queste ultime, l’affiancamento di un esperto spesso significa fare un percorso di consapevolezza, che porta ad un miglioramento rapido e facilitato e l’accesso a certificazioni per le quali sono già quasi idonee.
Quindi, esiste un fil rouge che lega tutti i passaggi della tematica ed esso parte dalla conoscenza dell’impresa. L’imprenditore, in primo luogo, è focalizzato alla concretezza: vuole sapere e capire il ritorno economico di tale cambiamento; quindi c’è bisogno di prendere il via dalla valorizzazione di quello che si sta facendo per poi accompagnarlo in un percorso di strategia aziendale che aumenti il valore.
Dopo la formazione si vede necessaria una mappatura delle attività portate avanti, che infine dovranno essere comunicate. Importante è effettuare una comunicazione aderente alle effettive pratiche messe a punto dall’azienda in esame. È solo una volta fatto tutto ciò che si può passare alla definizione di un piano di transizione sul medio e lungo periodo.
La sostenibilità è un percorso, un concetto in divenire che cambia di realtà in realtà e non può essere relegato a delle mere imposizioni. In definitiva, esso assomiglia ad un itinerario di trekking in montagna: ognuno ha il suo sentiero, più o meno ripido e difficoltoso, rivolto però sempre ad una vetta che porta alla crescita e al miglioramento personale e aziendale.