ASCOLI PICENO. “Serve un cambio radicale nella gestione della fauna selvatica in provincia di Ascoli Piceno; gli agricoltori sono stremati dall’eccessiva presenza del cinghiale che distrugge semine e raccolti, buttando letteralmente per aria il loro lavoro. Ma nell’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) di Ascoli Piceno, ente preposto alla gestione faunistico-venatoria e soggetto che dovrebbe garantire una efficace attività di contenimento della popolazione del cinghiale in modo da consentire agli agricoltori di poter esercitare il proprio mestiere, continuano a prevalere interessi di bottega e atteggiamenti divisivi”. E’ quanto denuncia Coldiretti Ascoli Fermo, la più grande organizzazione agricola del piceno che nell’ATC rappresenta un quarto dell’intera compagine sociale, composta dalle organizzazioni agricole, ambientaliste e venatorie del territorio.
“Nonostante il singolare andamento dell’assemblea del 28 marzo – quella di fine mandato, dove il malcontento si è palesato nella discussione sul bilancio consuntivo, con metà degli aventi diritto al voto astenuti e contrari, che è stato approvato, vista la mala parata, con la diretta partecipazione al voto degli amministratori, generando l’incredulità di molti fra i presenti che hanno richiamato invano l’articolo 21 del codice civile – non c’è stato alcun tentativo di aprire un confronto, magari con un tavolo di lavoro fra tutte le Organizzazioni socie, per costruire un programma serio e condiviso nell’attesa che Regione Marche operi a brevissimo la tanto attesa riforma degli ATC” – commentano Stefano Mazzoni e Francesco Goffredo, Presidente e Direttore di Coldiretti Ascoli Fermo.
“È stata convocata, invece, l’assemblea elettiva – proseguono dall’Organizzazione – nella quale, tra l’altro, sono scomparse le organizzazioni ambientaliste, chi perché ha gettato la spugna, chi perché è stata arbitrariamente esclusa sul presupposto di non aver ottemperato all’indicazione dei nominativi dei delegati entro un fantomatico termine perentorio di cui, tuttavia, non v’è traccia nello Statuto; il tutto a beneficio di un’unica organizzazione protezionistica che, in maniera altrettanto arbitraria, è stata invitata a designare la totalità dei rappresentanti del mondo ambientalista”.
“L’esasperazione dei nostri agricoltori per i danni causati da una fauna selvatica fuori controllo, da tempo oramai diventato un problema di ordine e sicurezza pubblica, è già sotto la lente di ingrandimento del Prefetto Copponi – proseguono Mazzoni e Goffredo – al quale abbiamo chiesto un tavolo di lavoro – che sarà convocato nelle prossime settimane – per individuare tutte le strategie possibili da mettere in campo e ristabilire un equilibrio sostenibile”.
“Ma se alcune iniziative debbono essere prese da Regione Marche – precisa la Coldiretti – tante altre sono onere dell’ATC che non può continuare ad agire come se la braccata – tra l’altro censurata fra le tecniche di controllo del cinghiale con una recente e assurda sentenza del Tar delle Marche – fosse l’unico metodo efficace per il contenimento della popolazione degli ungulati, palesando i propri interessi di bottega. Tutte le strategie consentite debbono essere incentivate, dalla braccata alla girata, dall’autotutela del fondo agricolo alle gabbie di cattura, dal selecontrollo in aree urbane, periurbane e nei parchi naturali fino ad arrivare al coinvolgimento dell’esercito. Il tutto, finchè non verrà ristabilito un equilibrio sostenibile tra la presenza della fauna selvatica e quella dell’agricoltore”.
“Alla luce di questa grave situazione – concludono Mazzoni e Goffredo – nell’assemblea di rinnovo cariche dell’ATC di Ascoli Piceno non candideremo nessuno dei nostri delegati a comporre il comitato di gestione e chiederemo nuovamente alla Regione Marche di accelerare la riforma dell’ente affinché ci siano i presupposti per tornare a dare il nostro contributo nella governance dell’ente. Nel frattempo la nostra attenzione sull’operato dell’ATC di Ascoli Piceno rimarrà ai massimi livelli”.