“Prima che anch’io muoia, conferite un riconoscimento al merito civile alla memoria di mio padre”. L’albense Igino D’Ambrosio, invalido e orfano di guerra, ha inviato in questi giorni un sollecito al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, sollecitando un riconoscimento (previsto dalla Legge 658/56) per il generoso gesto di altruismo che il 2 dicembre 1943 costò la vita a suo padre Vincenzo D’Ambrosio nel mezzo di un mitragliamento aereo ad Alba Adriatica.
“Nel salvare un gruppo di persone – si legge nell’ennesima missiva che D’Ambrosio ha scritto – davanti alla propria abitazione in via Roma, urlò loro di entrare dentro per mettersi al riparo, ma notando che il suo amico Nicola Scaramazza giaceva ferito a terra, non esitò a uscire per portarlo in salvo. Rientrando per ultimo, però, mio padre venne colpito e morì dissanguato, lasciando mia madre vedova con sei figli, tutti minorenni”. Da più di dieci anni D’Ambrosio sta chiedendo che possa essere intitolata a suo padre un luogo pubblico (una via, una piazza, un parco) e nel 2016 l’allora sindaco di Alba Tonia Piccioni emise una delibera di giunta, che aveva come oggetto proprio un riconoscimento al merito civile di Vincenzo D’Ambrosio, ma agli atti firmati non fece mai seguito un atto concreto. Della vicenda si è anche interessato il professor Francesco Cianciarelli, sensibilizzando sia le autorità locali che quelle nazionali.
“Nutro ancora la speranza – ha detto Igino, unico figlio rimasto in vita e oggi ottantatreenne – che mio padre venga ricordato come esempio a questa generazione dai valori rari. L’avvenimento, d’altronde, è citato nei vari libri che raccontano la storia di Alba Adriatica e sono convinto che i migliori insegnamenti siano proprio gli esempi e che la civiltà di un popolo passi per la sua capacità di ricordare”.
Dopo quasi ottant’anni dal tragico evento, sono in tanti ad Alba ad augurarsi che la vicenda possa concludersi con l’accoglimento della richiesta di Igino D’Ambrosio.