di Niccolò Dondoni
Penso che ognuno di noi da bambino, ma anche diventando grande, abbia assaggiato almeno una volta un succo diverso dagli altri, soffermandosi sulla bontà di quel contatto con il gusto delle cose. La bellezza di partire quasi per caso ed esplorare un mondo che molto spesso viene sottostimato per il valore socioculturale che assume. Riconsiderare le priorità del vivere, a tal punto da alimentare una riflessione profonda, relativa ai piccoli gesti dedicati al contatto tra l’essere umano, la cucina e la natura. Giulia Caffiero è partita tanti anni fa, alla scoperta di se stessa, delle proprie passioni e con grande coraggio si ritrova oggi a coltivare quotidianamente desideri creativi, con cui dare vita a nuovi spazi in cui percepirsi e condividere valori sensibili. Copenaghen rappresenta forse un luogo ideale, ma ancor più reale, in cui rallentare e dedicarsi al proprio significato della parola famiglia, considerando il sentimento che assume il lavoro, nobile mezzo per prendersi cura dei propri cari. I primi due giorni di prova al Geranium, dove sembrava non esserci posto per lei, una sfida che in pochi avrebbero colto al volo e dopo un solo servizio l’effetto wow. La meraviglia di essere accolta nel team, la tenacia di chi, un passo alla volta si è guadagnata tutto. Riconsiderare il cliente, in quanto essere umano, che decide di dedicare quella giornata ad una delle esperienze più coinvolgenti del mondo, con grandi aspettative e tanta curiosità. Una responsabilità che implica nuovi pensieri, anche e soprattutto nei confronti di chi, sceglie di non abbinare ad ogni portata il percorso dedicato al mondo del vino. Ecco dove nasce questa filosofia, che ammiro e ci tengo a condividere per l’autenticità del suo significato intrinseco, arricchito dal senso dei luoghi, della ricerca e dei ricordi. Il “Juice Pairing” è diventato un libro, ma per me resta un nuovo universo in cui sentirsi bene, in un tre stelle, tanto quanto nella vita quotidiana. Ho avuto il piacere di confrontarmi con Giulia, che ringrazio per la gentilezza con cui mi ha reso partecipe di frammenti in grado di far viaggiare altrove. Qualche settimana fa è tornata a Cagliari da Giuseppe Carrus, dove tutto è iniziato, proprio per presentare il suo atlante dei contorni liquidi, gli stessi che accarezzano ogni piatto, con delicatezza. Il cibo evoca e conduce verso atmosfere emotive, in grado di farsi largo a tal punto da far emergere l’io bambino. Un dialogo in grado di descrivere la connessione tra vista e gusto, dall’itinerario cromatico alle relative percezioni dettate dall’inconscio, individuale tanto quanto collettivo. Nel mio piccolo mi auguro con il cuore, che questo intreccio, possa far sognare tanti ragazzi di farsi largo attraverso amor proprio e passione, prendendo spunto dalla storia di Giulia, proprio come sta cercando di fare Sofia, nel lab botanico di “Borgo Antichi Orti” ad Assisi. Ti aspettiamo nei nostri luoghi, tra le Marche e l’Umbria, per aprire nuovi spazi di possibilità, in cui lasciare una traccia indelebile.
“Reinventarsi senza confini, per tenere vivi luoghi lontani, attraverso prospettive quotidiane in cui coltivare il talento.”
Sarà bello venire a trovarti a Copenhagen, luogo in cui a breve arriverà Riccardo Capriotti, dopo l’esperienza indelebile al Locale, nel cuore di Firenze, partendo dallo Shake. Chissà che questo non possa permettere anche al nostro Piceno, di poter essere fieri, un giorno, non meno di oggi, dei nostri ragazzi in giro per il mondo, che cercano di trasmettere i valori di un territorio che c’è ed è tangibile attraverso le sue materie prime.
Grazie di cuore, cara Giulia, il tuo messaggio è prezioso e va custodito, con cura. Gli scatti sono stati realizzati da Alessandra Andrioli, che con estrema gentilezza ci ha permesso di condividerli.
Ti auguriamo di sorprenderti.