SENIGALLIA. Aveva cercato aiuto da un insegnante, ma purtroppo non è bastato.
Ieri, i genitori di Leonardo, il ragazzo di 15 anni originario di Senigallia che si è tolto la vita domenica sera con un colpo di pistola, si sono recati alla caserma di Marzocca per integrare la denuncia presentata subito dopo la sua scomparsa. «Abbiamo consegnato agli inquirenti 7-8 messaggi inviati da Leonardo su WhatsApp, nei quali raccontava alla madre di aver confidato il suo disagio a un insegnante – spiega l’avvocata Pia Perricci, legale della famiglia – ma la scuola non è mai intervenuta».
Un grido d’aiuto inascoltato
Leonardo non si era rivolto a un insegnante della sua classe, ma a un altro docente della scuola alberghiera Panzini, confidandogli il suo malessere e il desiderio di cambiare scuola.
In uno dei messaggi inviati alla madre il 9 ottobre, scriveva: «Ho parlato con un prof, gli ho detto che voglio cambiare scuola, non ce la faccio più». Tuttavia, il professore, come scrive il Corriere Adriatico di oggi, si sarebbe limitato a ricordargli l’obbligo scolastico fino ai 16 anni, senza informare la scuola o la famiglia.
Il ruolo della scuola e le accuse dei genitori
I genitori hanno denunciato che le offese e le umiliazioni subite dal figlio avvenivano spesso sotto gli occhi degli insegnanti, i quali, secondo la madre, «facevano finta di non accorgersi di nulla».
Un ambiente ostile e l’ultimo voto
Oltre al bullismo, sembra che un altro evento abbia contribuito a spezzare l’equilibrio psicologico di Leonardo. Pochi giorni prima del suicidio, il ragazzo aveva ricevuto un voto negativo (4 e mezzo) in un’esercitazione di informatica, un’insufficienza che avrebbe ulteriormente aggravato il suo stato d’animo già fragile. L’avvocata Perricci ha sottolineato che, nella scuola Corinaldesi, dove Leonardo aveva frequentato il primo anno, non aveva mai avuto problemi, mentre alla Panzini era diventato vittima di bullismo.
Le indagini sui bulli
I carabinieri stanno proseguendo le indagini, ascoltando gli studenti della scuola alberghiera, in particolare tre compagni di classe – due ragazzi e una ragazza – che avrebbero reso impossibile la vita di Leonardo.
Tra di loro, un ragazzo accusato di aver picchiato un amico di Leonardo dopo la sua morte. Nonostante l’accaduto, il ragazzo non è stato sospeso, ma ha ricevuto solo una nota disciplinare. La ragazza coinvolta si è presentata spontaneamente in caserma per negare qualsiasi coinvolgimento, dichiarando: «Non c’entro nulla, mi hanno messo in mezzo».