SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Pericoloso negare l’utilizzo della pillola nei consultori e vietare diritti riconosciuti. I diritti, per di più acquisiti dopo tante battaglie e conflitti sociali, non si toccano e rappresentano un segno di modernità e civiltà di un Paese”. Lo sostiene Legambiente Marche. “Oltre ad andare contro quanto previsto dalla legge e dal Ministero della Sanità, facendo tornare le Marche indietro di decenni nell’esercizio dei diritti riconosciuti dallo Stato in difesa della libertà e della salute della donna, mettendola a repentaglio – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -, la Regione Marche non tiene conto delle motivazioni che possono indurre all’utilizzo della pillola abortiva. In questo modo si abdica al proprio ruolo di promozione di politiche a sostegno dei giovani, a partire da una capillare campagna di informazione e sensibilizzazione sulla sessualità e il corretto uso di metodi contraccettivi, e per il futuro della comunità che non si realizza attraverso la repressione dei diritti riconosciuti ma piuttosto attraverso l’attivazione di iniziative a sostegno delle famiglie”.
Secondo l’Istat, nelle Marche il 10,7% delle famiglie e il 13,5% degli individui vive in condizioni di povertà relativa nel 2018; la maggior parte della popolazione marchigiana è nella fascia d’età superiore ai 40 anni, solo il 3,9% della popolazione è nella fascia di età 0-4 anni; il numero dei componenti delle famiglie è di 2,3. Nell’ultimo trimestre del 2020 l’8,1% dei marchigiani risulta disoccupato; tra gli uomini è disoccupato il 5,8% mentre tra le donne l’11%.
“Il calo della natalità non può essere strumentalmente attribuito all’utilizzo della pillola abortiva se non si leggono insieme le difficoltà che questa regione vive ormai da anni, in seguito al drammatico sisma del 2016 e ora alla pandemia. Oggi la vera priorità per questo territorio è rafforzare il tessuto sociale e lavorare sulle disuguaglianze per abbatterle; siamo da sempre convinti che le tematiche ambientali rappresentino una straordinaria occasione per migliorare le condizioni sociali, aumentare la qualità della vita dei cittadini, rendere le nostre città più a misura d’uomo, generare sano lavoro anche in grado di assorbire le nuove competenze scientifiche e ambientali di cui i giovani sono portatori. Un nuovo modello di società e di economia, finalmente civile perché capace di generare benefici ambientali e sociali, invece di distruggere risorse naturali, moltiplicando povertà e disuguaglianze, non solo è possibile ma risulta necessario, e le risorse del Recovery Plan che arriveranno nei territori dovranno andare tutte in questa direzione. Su questo chiediamo alla Regione Marche il massimo impegno oltre a rivedere immediatamente la scelta sulla pillola abortiva. Solo attraverso la cura della fragilità sociale, avendo l’ambiente come bussola, saremo in grado di costruire insieme una regione più forte e capace di attrarre giovani, piuttosto che costringerli spesso a lasciare le Marche o a non potersi permettere una famiglia, e rendere questo territorio capace di generare futuro e speranza”.