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Orto sociale in carcere, Regione e amministrazione penitenziaria delle Marche rinnovano il protocollo d’intesa

“Da anni lavoriamo a realizzare opportunità per il reinserimento dei detenuti"
Pubblicato il 3 Febbraio 2021

L’obiettivo è aumentare il numero delle strutture penitenziarie marchigiane coinvolte nei progetti agricoli formativi e riabilitativi, con l’inserimento della Casa detentiva di Pesaro e l’ampliamento delle attività zootecniche a Barcaglione di Ancona. Contestualmente si avvieranno le attività già previste a Monteacuto di Ancona e proseguiranno quelle svolte nel carcere di Ascoli Piceno. Lo strumento per regolamentare queste iniziative è rappresentato dal rinnovo del protocollo tra Regione Marche e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per l’Emilia Romagna e le Marche. A Palazzo Raffaello (sede della Giunta regionale), il vicepresidente Mirco Carloni, assessore all’Agricoltura e il provveditore Gloria Manzelli hanno sottoscritto l’intesa che sosterrà i progetti di orticoltura sociale e didattica, promossi insieme all’Assam, nelle carceri marchigiane, nel periodo 2021-2023.

“Sono progetti che offrono dignità e prospettive sociali alle persone coinvolte – ha evidenziato Carloni – Chi sconta una pena detentiva deve avere una formazione e possibilità lavorative. Su questi parametri si misura il nostro livello di civiltà: non c’è un dentro e un fuori incolmabile, non ci sono divisioni che non possano essere superate con una progettualità concreta e formativa, capace di offrire opportunità di reinserimento”. Il provveditore Manzelli ha sottolineato come il decennale rapporto di collaborazione con la Regione Marche punti “all’obiettivo, condiviso e comune, della risocializzazione dei detenuti. Un progetto che implica una professionalizzazione delle persone, esaltando il legame con il territorio. Al detenuto offriamo una scelta di non recidiva, di vita diversa. Non costruiamo cattedrali nel deserto, ma come dimostra la fattoria di Barcaglione, produciamo prodotti di eccellenza legati al territorio marchigiano, altamente concorrenziali sul mercato. Non cerchiamo vie agevolate, ma puntiamo a imporci con la qualità delle produzioni, convinti che l’impegno sociale e l’aspetto economico facciano la differenza”.

Il direttore degli istituti penitenziari di Ancona (Montacuto e Barcaglione) Manuela Ceresani ha ricordato che “da anni lavoriamo a realizzare opportunità per il reinserimento dei detenuti. L’orto sociale attivato è un’esperienza quasi unica in Italia nel settore penitenziario. Diamo un’opportunità per il cambiamento, lavoriamo al reinserimento sociale del detenuto come prescritto dall’ordinamento penitenziario e dalla Costituzione. Le opportunità di lavoro acquisite e la crescita professionale raggiunta andranno poi spese per reinserirsi nella società in maniera operosa e attiva”.

“Orto sociale in carcere” rappresenta un’articolazione del più vasto progetto regionale di agricoltura sociale e didattica denominato “Ortoincontro”. Il settore che coinvolge gli istituti penitenziari valorizza la vocazione agroalimentare del territorio. I detenuti coinvolti, individuati dal Provveditorato sulla base di una sottoscrizione volontaria di un patto di “alto profilo trattamentale”, mira alla riabilitazione del detenuto, coinvolgendolo nei processi produttivi stagionali e al suo inserimento lavorativo, al termine della pena, nel settore agricolo, grazie alle competenze acquisite. Il protocollo individua le attività che verranno svolte nelle Case circondariali. A Montacuto di Ancona, quelle legate alla vitivinicoltura (con l’impianto di un vigneto) e all’orticoltura. Ad Ascoli Piceno si continuerà con l’orticoltura già avviata. A Pesaro si punterà sul vivaismo, a supporto delle attività orticole svolte nelle altre strutture detentive marchigiane. A Barcaglione di Ancona verranno invece implementate e diversificate le attività agricole avviate da tempo, essendo stata la prima struttura coinvolta nel progetto. L’orto, grazie a un invaso meteorico, è coltivato da sei anni, con la collaborazione di tutors pensionati della Coldiretti di Ancona, coinvolgendo quasi la metà dei detenuti. Successivamente sono state sviluppate altre attività agricole, su un terreno demaniale di due ettari che ha consentito la nascita dell’Azienda Barcaglione. Annovera un uliveto da 300 olivi (di varietà autoctone marchigiane), le cui olive vengono raccolte e lavorate direttamente in un mini frantoio interno per la produzione di diversi oli monovarietali. Dispone anche di una serra di circa 450 mq per la produzione di talee di olivo (rametto destinato a radicarsi), da due anni riconvertita alla coltivazione di frutti rossi (more, lamponi, mirtilli), gestita da una società agricola che assume un paio di detenuti per la lavorazione stagionale. Ha poi un apiario di 20 famiglie di razza Ligustica (ape italiana) per la produzione di miele. A fine 2020 Barcaglione ha avviato un allevamento di ovini da latte per la produzione di formaggio. Con il nuovo protocollo verrà implementata l’attività zootecnica attraverso la realizzazione di un piccolo pollaio per l’allevamento di galline ovaiole della pregiatissima razza autoctona “Ancona”, pressoché scomparsa dal territorio. A questo progetto collaboreranno, oltre l’Assam, l’Istituto zooprofilattico Umbria Marche e la Federazione regionale Coldiretti.

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