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Matteo Ricci sfida Francesco Acquaroli e lancia “Ricucire le Marche”: sanità, aree interne e democrazia al centro

Il candidato del centrosinistra: «Il decreto Balduzzi non è la Bibbia. Serve una nuova legge per riorganizzare la sanità pubblica»
Pubblicato il 21 Marzo 2025



OSIMO. Con l’espressione «all’amore non si comanda», Matteo Ricci ha sciolto ogni riserva e ufficializzato la sua candidatura alla guida della Regione Marche. Lo ha fatto ieri sera a Osimo, davanti a una platea gremita, dopo averla annunciata in mattinata su un quotidiano.

L’ex sindaco di Pesaro, oggi europarlamentare del Pd, ha parlato della sua decisione come di un «richiamo forte, a cui non si riesce a resistere». Ha ricordato come in molti gli avessero consigliato di godersi l’esperiena a Bruxelles, ma lui ha scelto «una sfida storica, per cambiare davvero le Marche».

La parola chiave della sua proposta è “Ricucire le Marche”, un progetto che partirà simbolicamente in bicicletta dalle aree più colpite dal sisma, dalla crisi industriale e dallo spopolamento. «Andare in bici è come vivere nelle aree interne: è bellissimo, ma faticoso. E noi dobbiamo rimettere insieme i pezzi di questa regione frammentata».

Ricci ha definito le Marche «una regione marginale e ininfluente», sottolineando che «oggi chiude un’impresa ogni minuto» e che la politica non può più girarsi dall’altra parte: «Il mondo sta andando a destra, in mano a una tecnoplutocrazia che considera la democrazia un impiccio. Noi invece vogliamo una regione con forti valori, che celebri gli 80 anni della Liberazione, non la marcia su Roma».

Il nodo centrale del suo intervento è stato quello della sanità pubblica, con toni netti: «Negli ultimi cinque anni le Marche hanno visto aumentare le liste d’attesa, crescere la mobilità passiva, diminuire il personale. Un marchigiano su dieci oggi rinuncia a curarsi. E invece di cambiare, hanno messo tre assessori che non fanno per uno».

Ha ammesso errori del passato, ma ha voluto distinguere tra modelli: «Noi abbiamo sempre visto la sanità privata come integrativa, loro come sostitutiva. È in corso una privatizzazione strisciante che va fermata».

Ricci ha anche anticipato la sua proposta di riforma organizzativa: «Dobbiamo superare l’attuale assetto con le Ast provinciali, che stanno producendo solo confusione e sprechi. Dobbiamo tornare a un’unica azienda sanitaria regionale e rilanciare eccellenze come Torrette e il Salesi».

Fondamentale, per Ricci, anche una nuova legge nazionale per la sanità: «Il decreto Balduzzi è un’ottima legge, ma non è la Bibbia. Come tutte le leggi, si può cambiare. Serve una riforma vera del sistema sanitario, nazionale e regionale».

Nel suo intervento non sono mancati attacchi all’attuale giunta e al governo. Ha criticato l’abbandono della Zes, i ritardi nella ricostruzione post-sisma e ha difeso il lavoro fatto da Giovanni Legnini, «senza il quale non sarebbero arrivati 14 miliardi nelle Marche».

Tra le proposte per contrastare lo spopolamento, Ricci ha annunciato contributi fino a 30mila euro per le giovani coppie che decidano di vivere nelle aree interne, trasporto pubblico gratuito per gli studenti, nidi gratis e incentivi alle scuole pluriclasse.

In tema di sicurezza, ha detto: «Serve un piano regionale di sicurezza integrata. Non possiamo delegare tutto alle prefetture o lasciare i sindaci da soli. Dobbiamo pretendere più forze dell’ordine. Il pericolo non ha confini».

Sull’autostrada ha accusato la giunta di immobilismo: «Quanto ci costa il tempo di una non decisione? La Regione non ha idee chiare su cosa fare a sud delle Marche. E Autostrade, senza certezze, non parte nemmeno coi cantieri».

Infine, ha parlato di politica estera e giustizia sociale, criticando la politica dei dazi: «Con questi dazi, l’export sarà ancora più difficile e la povera gente pagherà il prezzo più alto». Ha difeso il sogno europeo: «Meloni non può guidare l’Italia stracciando il Manifesto di Ventotene. Senza quell’Europa, lei non sarebbe mai potuta diventare presidente del Consiglio».