La fuga dei giovani all’estero è un fenomeno che non accenna a fermarsi. Nemmeno nelle Marche. Dopo il rallentamento dovuto alla pandemia, l’emigrazione è tornata a crescere e i dati sono allarmanti.
Nel 2023, ben 915 persone hanno lasciato la regione, mentre nel periodo compreso tra il 2011 e il 2023 il totale ha raggiunto 9.879 espatri. Una perdita che non è solo demografica, ma anche economica: nel biennio 2021-2022, la regione ha visto sfumare 200 milioni di euro di valore legato al capitale umano formato e poi disperso altrove.
Questo trend rientra in una dinamica più ampia che riguarda tutto il Paese, con oltre 100mila giovani italiani emigrati tra il 2022 e il 2023, quasi tre volte il numero di quelli che hanno scelto di rientrare. Tuttavia, come riporta Il Sole 24 Ore, la situazione ha una particolarità: a differenza dei casi in cui la mobilità è legata soprattutto alla ricerca di lavori altamente qualificati, nelle Marche non sono solo i laureati a partire. Secondo le analisi della Fondazione Nord Est, circa il 30% dei giovani expat non ha un diploma superiore e un altro 30% ha al massimo il diploma.
Le motivazioni dell’espatrio sono varie. Se una parte parte per scelta, attratta da opportunità di studio e formazione, un numero significativo lo fa per necessità, spinto dalla difficoltà di trovare lavoro o da condizioni di vita poco soddisfacenti. E non sempre si parte per stipendi più alti: per molti il problema è la mancanza di prospettive, sia economiche che sociali.
Il costo di questa emorragia è enorme: oltre alla perdita di talenti, la regione si trova a fronteggiare una crisi di attrattività, con sempre meno giovani che rientrano e un saldo negativo difficile da colmare. E mentre la popolazione giovanile continua a ridursi, cresce il rischio che le Marche non riescano più a trattenere le energie necessarie per il loro futuro.