Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil sono in campo per sensibilizzare la popolazione rispetto al problema degli incidenti sul lavoro. I dati regionali di settembre sono inquietanti, sono 11.929 gli infortuni sul lavoro denunciati da gennaio a settembre di quest’anno, 872 in più rispetto al 2020 (+7,9%), con gli aumenti maggiori che si riscontrano nei trasporti, edilizia e industria. In crescita sia gli infortuni in occasione di lavoro (+5,6%) che quelli in itinere (+24,5%). Infortuni che spesso hanno esito mortale: 25 i lavoratori deceduti dall’inizio dell’anno (4 nel solo settore delle costruzioni) dopo un 2020 in cui ci sono stati 38 morti sul lavoro (di cui 4 nel settore delle costruzioni nonostante due mesi di lockdown).
Il settore dell’edilizia, nelle Marche, conosce una crescita importante di tutti gli indicatori con + 58% ore lavorate, + 27% persone occupate, + 8,61 nuove aziende e + 57% masse salari. Tuttavia, all’aumentare di questi indicatori, aumentano anche i morti sul lavoro e gli incidenti gravi. La fase espansiva va governata per evitare che gli incidenti siano i veri protagonisti della ricostruzione e della transizione.
Oltre a sensibilizzare tutti i soggetti al tema della sicurezza e della legalità, i sindacati chiedono l’introduzione della Patente a punti utilizzando una Banca dati Unica degli infortuni, un piano straordinario all’Inail per i cantieri, chiediamo l’applicazione del Ccnl edile a tutti i lavoratori del cantiere (in linea con i protocolli firmati a livello nazionale). Inoltre, si chiede r la pensione anticipata ai lavoratori delle costruzioni (i dati ci dicono che il 30% degli infortuni colpiscono gli over 50, il 70% delle malattie professionali si sviluppa tra i 50 e i 64 anni e che un incidente mortale su 4 è a scapito di over 55 anni). Tutto questo è possibile solo avviando campagne di formazione e di informazione e, ovviamente, investendo in sicurezza e prevenzione. A tal proposito, si ritengono insufficienti le risorse stanziate per l’assunzione di nuovo personale tra ispettorati del lavoro, aziende sanitarie locali e medicina del lavoro, ne servono almeno 8.000 in più.