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Condanne nelle Marche per il traffico di cactus rari dal Sud America

Stabilite due condanne per il commercio illegale di piante protette. Un avvocato: «Precedente importante per la tutela ambientale»
Pubblicato il 21 Febbraio 2025

Il tribunale di Ancona ha emesso due condanne in primo grado per il traffico internazionale di piante rare e cactus provenienti dal Sud America, un’operazione smantellata dai carabinieri forestali nel 2020. Gli imputati, due cittadini italiani, sono stati riconosciuti colpevoli di aver prelevato illegalmente esemplari protetti da Cile, Messico e Argentina, per poi rivenderli in Europa attraverso un sofisticato sistema di spedizioni postali che aggirava la normativa CITES.




Le condanne prevedono 18 mesi di arresto e 25mila euro di ammenda per uno degli imputati e 12 mesi di arresto e 18mila euro di ammenda per l’altro, oltre a 4.500 euro di spese legali. Tuttavia, la pena è stata sospesa con la condizione che entrambi versino 20mila euro all’Associazione per la biodiversità e la sua conservazione (Abc), parte civile nel processo.

Le piante coinvolte erano specie a rischio di estinzione, tra cui la Copiapoa, originaria del deserto dell’Atacama in Cile. Il traffico, che coinvolgeva una rete di collezionisti e trafficanti tra Italia ed estero, aveva un giro d’affari che superava il milione di euro.

Il team legale dello studio DLA Piper, che ha assistito anche l’International Union for Conservation of Nature and Natural Resources (IUCN), ha evidenziato l’importanza della sentenza. L’avvocato Federico Lucariello, che ha seguito il processo, ha commentato: «Stabilisce un precedente importante per la protezione dell’ambiente, riconoscendo il ruolo centrale delle associazioni dedite alla tutela della biodiversità. L’esito dimostra che i danni ambientali possono essere tutelati efficacemente in tribunale».

L’associazione Abc ha annunciato che utilizzerà i fondi ottenuti per attività di conservazione e reintroduzione dei cactus in natura in Cile. Già molte delle piante sequestrate sono state rimpatriate e reinserite nel loro habitat dopo un periodo di cura presso l’Orto Botanico dell’Università di Milano.