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Click day per il lavoro extra UE: al via le domande per 191mila posti

Dal 5 febbraio si aprono le richieste per l’ingresso di lavoratori stranieri. Precedenza alle domande già precaricate. Mai così tanti ingressi negli ultimi anni.
Pubblicato il 3 Febbraio 2025

Sta per prendere il via il click day per l’ingresso di lavoratori extraeuropei nel 2025. Le domande potranno essere presentate in tre date: il 5 febbraio per i lavoratori subordinati non stagionali, il 7 febbraio per colf, badanti e assistenza socio-sanitaria, e il 12 febbraio per i lavoratori stagionali nei settori dell’agricoltura e del turismo.


Un’ulteriore finestra è prevista per il 1° ottobre, quando verrà assegnato il 30% delle quote destinate al comparto turistico-alberghiero.

Per il 2025 il numero massimo di ingressi è stato fissato a 191.450, un record rispetto agli anni precedenti, grazie all’aumento delle quote stabilito dal decreto legge 145/2024. Quest’ultimo ha rafforzato il contingente dei lavoratori stagionali e introdotto 10mila posti per l’assistenza a disabili e anziani over 80. Il precedente decreto flussi 2023-2025 (Dpcm 27 settembre 2023) prevedeva 161mila ingressi, già il numero più alto del triennio.

Resta da vedere se tutte le quote disponibili si trasformeranno in effettivi permessi di soggiorno, considerando i tempi lunghi delle procedure che seguono il click day. Se da un lato l’aumento degli ingressi risponde alla crescente carenza di manodopera, dall’altro il Governo ha rafforzato i controlli per contrastare le irregolarità e le frodi nelle richieste.

Solo le domande precaricate sulla piattaforma del ministero dell’Interno potranno essere inviate nel primo giorno utile di ciascun click day. Quelle trasmesse successivamente, a partire dal giorno dopo l’apertura (ad esempio, dal 6 febbraio per i lavoratori subordinati non stagionali), avranno una minore possibilità di essere accolte. L’obiettivo è sottoporre le richieste a verifiche preventive, incrociando i dati disponibili per evitare domande irregolari.

Secondo i dati del ministero, le istanze precaricate con tutta la documentazione richiesta sono 164.787, meno rispetto alle 180mila caricate a novembre (di cui 15mila incomplete), ma soprattutto inferiori agli ingressi previsti per il 2025. La differenza riguarda in particolare i 10mila posti introdotti dal Dl 145/2024 per l’assistenza a disabili e anziani over 80: le domande precaricate per questa categoria sono solo 734.

«Non è un insuccesso», precisa Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. «Dall’8 febbraio sarà possibile presentare altre domande, andando a regime con le richieste e superando l’ingorgo che si crea sempre con il click day».

Per capire se la stretta sui controlli avrà realmente ridotto il numero di richieste speculative, bisognerà attendere i dati complessivi, che includeranno anche le domande presentate il giorno successivo all’apertura di ogni click day. Nel 2024, per 151mila ingressi disponibili, erano arrivate oltre 702mila richieste, segno che il rischio di truffe resta alto.

Un’ulteriore misura per ridurre le irregolarità riguarda il tetto alle richieste. Quest’anno, i datori di lavoro privati potranno presentare al massimo tre domande. Il limite non si applica a organizzazioni datoriali firmatarie di accordi con il ministero del Lavoro, consulenti del lavoro, avvocati, commercialisti e agenzie per il lavoro.

Per evitare che lavoratori extracomunitari entrino regolarmente in Italia ma poi restino senza occupazione, rischiando di finire nel lavoro nero, il decreto 145/2024 ha introdotto una nuova regola: prima del rilascio del visto d’ingresso, il datore di lavoro dovrà confermare la domanda presentata. Avrà sette giorni di tempo per farlo, altrimenti il visto non sarà rilasciato e il nulla osta verrà revocato.

Infine, la digitalizzazione del contratto di soggiorno, prevista dallo stesso decreto, dovrebbe abbreviare i tempi burocratici, attualmente superiori ai 12 mesi. Datore e lavoratore non dovranno più firmare il contratto presso lo sportello unico per l’immigrazione, ma lo sottoscriveranno online, trasmettendolo poi alle autorità entro otto giorni dall’arrivo del lavoratore in Italia.