di Emidio Lattanzi
SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Il passaggio di Lonardo dalla Sambenedettese all’Atalanta, che dovrebbe essere ufficializzato nelle prossime ore, rappresenta una di quelle operazioni che, per chi ha vissuto i fasti degli anni Ottanta, porta con sé un “piccolo” dolce sapore di nostalgia.
Ma dietro questa cessione si nasconde molto più di un semplice déjà vu: c’è una strategia che trasuda concretezza e lungimiranza, due qualità che, nel calcio di oggi, rappresentano quasi un’eresia.
Non conosciamo ancora i dettagli economici di un’operazione che dovrebbe essere ufficializzata a breve, ma una cosa è certa: dopo il “no” del presidente Massi al Como, l’offerta accettata dall’Atalanta non sarà stata di certo simbolica. E non è un caso: la società rossoblù ha dimostrato, con questa mossa, di saper mettere da parte sentimentalismi e agire con lucidità, un po’ come faceva la Sambenedettese degli anni d’oro, quando le “operazioni strategiche” garantivano la sopravvivenza e la competitività in Serie B.
A chi lamenta che Lonardo sarebbe dovuto restare per “farsi le ossa”, va ricordato un piccolo dettaglio: questa è la Serie D, non la C e tantomeno la B. Qui le ossa, più che formartele, rischi seriamente di rompertele, come insegnano i campi “alternativi” e le marcature spesso particolarmente esuberanti che gli arbitri di questa categoria a volte non vedono. E poi, in serie D, certi treni passano una volta sola. Quando passano. Sia per il giocatore che per la società. A volte, come scriveva qualche illustre collega, il calcio deve diventare materia per gente pratica e non c’è spazio per i sognatori.
Certo, da tifosi (e sognatori, loro sì) dispiace vedere partire un giovane talento che ha reso così scintillante il girone d’andata. Ma il calcio è anche questo: un equilibrio tra emozioni e ragione, tra passato e futuro. E, se il futuro della Samb passa anche attraverso cessioni come quella di Lonardo, allora è un prezzo che vale la pena pagare. Dopotutto, “Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est” come diceva un certo Seneca. Cioè: non esiste un vento favorevole per chi non sa dove andare. Per questo dobbiamo imparare a riconoscere che certe scelte sono, se non inevitabili, quasi necessarie. Se chi è al timone sa dove vuole arrivare.
Il girone di ritorno potrebbe essere più complicato senza Lonardo, questo è vero. Ma questa squadra ha dimostrato di sapersi adattare, di saper stringere i denti. E poi, diciamolo, la forza di questa Sambenedettese non si chiama solo Lonardo: si chiama gruppo, e quel gruppo ha un certificato di garanzia: Ottavio Palladini.
La Serie C? Un sogno che, continuando con il tanto lavoro fatto fino ad ora, potrebbe diventare realtà. E, se mai la Samb dovesse arrivarci, una parte del merito andrà anche a Lonardo. E se e quando saremo lì magari l’operazione di oggi potrebbe incastonarsi come un importante pezzo del puzzle.
Che poi, voglio dire, alla fine della fiera stiamo parlando di calcio. Che, come diceva il buon Arrigo Sacchi, è la cosa più importante delle cose meno importanti.