di Alessandro Croci
La Storia della Sambenedettese ha nel suo Dna lo stesso spirito di quel borgo di pescatori che negli anni ‘50 fece conoscere San Benedetto del Tronto in tutta Italia. Soffrire, lottare e, soprattutto, risorgere furono e sono ancora le risorse di questo club.
Da quella storica promozione in serie B del 1956 sono passati 70 anni. Quella squadra, che aveva nei pescatori i suoi sostenitori, era presieduta dal Cav. Domenico Roncarolo, che riuscì a raggiungere il grande calcio.
A San Benedetto del Tronto ogni domenica si continua a vivere la stessa passione di quell’epoca. Quel borgo di pescatori è diventato una città e la Fossa dei Leoni (il Ballarin, oggi demolito), che affacciava sul porto, si è trasformata nel Tempio del Tifo, come ci ricorda la curva nord del Riviera delle Palme.
Le gesta del Ballarin resteranno sempre nel cuore di chi ha avuto la fortuna di viverle: tre promozioni in serie B (1956, 1974, 1981), l’ultima purtroppo finita in tragedia quel maledetto 7 giugno 1981 nella partita contro il Matera.
Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni, le due giovani tifose morte fra le fiamme del rogo della curva sud, saranno ricordate per sempre. Quelle morti hanno segnato la nostra Comunità. Già colpita dalle tragedie del mare, ha dovuto soffrire anche in quella drammatica domenica di giugno.
Dopo l’ultimo periodo delle 7 stagioni consecutive in serie B, per la Samb iniziò un oblio senza fine: 5 fallimenti in trent’anni. Nel corso di questi anni si avvicendarono alla guida del club personaggi ‘forestieri’ dalla dubbia moralità, più intenti a curare la passione per interessi privati che quelli della Sambenedettese Calcio.
Facevano parte di un calcio che ormai, in tutto il mondo, ha perso quella trasparenza e genuinità per via della globalizzazione, complice anche la piattaforma televisiva. Tutto ciò ha lasciato spazio a interessi economici che hanno allontanato il popolo dagli stadi.
Eppure la città di San Benedetto del Tronto, in questi ultimi trent’anni, non ha mai perso quella fiamma di passione. E come un’Araba Fenice è risorta dalle proprie ceneri. Oggi la squadra di calcio sta accompagnando, mano nella mano, il proprio popolo al ritorno in massa al Riviera.
È tornata a farsi prepotente la sambenedettesità. La nuova società, presieduta da un altro Cavaliere, l’imprenditore Vittorio Massi, è riuscita a far tornare il grande pubblico che ormai sembrava perso.
Nella sfida contro il Chieti del 23 marzo scorso è stato stabilito il record di presenze di tutta la Serie D con quasi 11.000 spettatori. A guidare la squadra in panchina c’è il sambenedettese doc Ottavio Palladini. Lui, alle chiamate negli anni, ha sempre risposto presente! Ha già vinto 3 campionati e si avvia verso il 4°.
I ragazzi che scendono in campo sono guidati dal carisma del capitano Umberto Eusepi, attaccante vero da piazze importanti: Avellino, Salernitana e Perugia nel suo curriculum. È entrato nel cuore dei tifosi per i suoi gol ma soprattutto per la sua personalità da vero leader. Mancava uno come lui, capace di fare da collante fra squadra e tifosi.
Merita una menzione anche il sambenedettese doc Simone Paolini, nato e cresciuto in via Montebello, nel cuore della Marina. Tra i negozi e le botteghe, il giovane Simone ha iniziato proprio lì a dare i primi calci al pallone.
Oggi si festeggiano i 102 anni di vita del Club, ed è festa. La squadra di calcio è il vanto che questa città può mostrare con fierezza: è la passione tramandata da intere generazioni. È un fuoco acceso da un secolo e non vuole sentire ragione di spegnersi.
Dedicato a mio Nonno Savè la Guardia