In questa “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate” eleviamo il nostro pensiero a tutti i figli d’Italia che combatterono e si immolarono nella “Grande Guerra” affinché l’unità della Patria fosse un tutt’uno con la libertà dei suoi cittadini.
Ricordiamo con fierezza questo immane evento, non per esaltare una guerra che fu – come ogni guerra – crudele e devastatrice ma per riconoscere “uno sforzo durissimo che per la prima volta affratellò – fianco a fianco nelle trincee – giovani di ogni regione e di ogni ceto sociale e per sempre cementò con il sangue di seicentomila Caduti l’irreversibile scelta di un’Italia una, ricondotta ai suoi sacri confini”.
Tra questi figli d’Italia oggi commemoriamo con predilezione, se non con privilegio, il Milite Ignoto nel centenario della sua tumulazione al Vittoriale d’Italia.
Cento anni fa le spoglie di questo soldato senza nome diventarono il simbolo per celebrare il sacrificio e l’eroismo di tutti i Caduti che hanno fatto dono di sé per l’Italia nella Grande Guerra.
Quel Soldato sconosciuto voluto come “di nessuno” e divenuto “di tutti” è oggi parte di quella coscienza civile nazionale che lo riconosce quale simbolo di appartenenza alla Comunità italiana, alta ed eroica espressione della nostra millenaria civiltà.
“…… cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria” (motivazione della medaglia d’oro al Milite Ignoto)
Fu parte di quella schiera di giovani che vollero essere altro, non con le declamazioni ma con le opere, con l’esempio, che fondarono il proprio impegno sull’adempimento del dovere, sino a farsene martiri, senza guardare egoisticamente al proprio tornaconto: fare ciò che deve esser fatto, agire semplicemente perché è “giusto”, senza che sia determinante la prospettiva del successo o dell’insuccesso ma facendo dono di sé.
Una gioventù coraggiosa, lontana dai prudenti, dai pavidi, consapevole che “Quando la prudenza è dappertutto, il coraggio non è in alcun luogo”, fermo restando che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11 Cost.1948).
L’Italia è nata con il dono della vita reso dai suoi figli nella Grande Guerra e come il seme continua nella pianta nata dalla morte del frutto, così continuiamo a sentire presenti quei figli d’Italia, con il timore di non essere all’altezza del loro insegnamento.
*Direttore Ufficio Scolastico Regionale