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“Anche gli uomini subiscono violenza”, il commento da non fare né oggi né nel resto dell’anno. Ecco perché

Non è una gara di sofferenza. La violenza contro le donne non è solo una questione di statistiche, è una questione di potere, di cultura radicata nel tempo
Pubblicato il 25 Novembre 2024

di Emidio Lattanzi

Oggi, nella Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, si alzano tante voci. Ma tra le denunce, le testimonianze e gli appelli, si insinuano commenti che sminuiscono, deviano, banalizzano. “E gli uomini?” “Anche loro subiscono violenza!” Frasi che, invece di costruire un dialogo, alimentano una falsa parità, come se un dolore potesse cancellarne un altro.




La violenza contro le donne non è solo una questione di statistiche, è una questione di potere, di cultura radicata nel tempo. Negarlo o equipararlo è un modo per non affrontare il problema, per non guardare negli occhi la realtà: una realtà in cui il 95% delle violenze domestiche ha una donna come vittima. Parlare di “uomini maltrattati” oggi, in questa giornata, non è sensibilità: è un modo per distogliere lo sguardo dalla vera emergenza.

Ma questa leggerezza si manifesta anche in un altro modo, più subdolo e altrettanto grave. Sono le battute, i meme, i “tanto lo fanno tutte” che infestano i social, le risate a sproposito che riducono a cliché le storie di dolore. Questi commenti non sono inoffensivi: sono un’altra forma di violenza, verbale e sociale, che alimenta il silenzio e l’isolamento delle vittime. Perché una donna che denuncia non teme solo il suo aggressore, ma anche il giudizio di chi non la crederà.

E allora, chiediamoci: che società vogliamo essere? Una che dà spazio ai commenti tossici o una che costruisce consapevolezza? Dobbiamo fare di più. Non basta indignarsi il 25 novembre. Serve educare al rispetto ogni giorno, combattere la cultura del “se l’è cercata” con una cultura del “ti ascolto, ti credo”. Serve insegnare che la parola può ferire quanto un pugno, e che anche il silenzio di chi non si oppone è una colpa.

A chi oggi riduce questa giornata a un “anche gli uomini soffrono”, diciamo una cosa semplice: questa non è una gara di sofferenza. È una lotta contro un’ingiustizia radicata, che dobbiamo affrontare insieme. E il primo passo è ascoltare davvero, con empatia, senza sminuire. Perché le parole giuste hanno un potere immenso: quello di cambiare le cose. E il cambiamento inizia da noi.