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Terremoto e coronavirus, i costruttori di Confindustria: “Nel piceno e nel Fermano lo Stato è presente solo come esattore”

L'intervento di Massimo Ubaldi
Pubblicato il 10 Marzo 2020

“Le devastanti conseguenze economiche e finanziarie prodotte dall’emergenza sanitaria di questi giorni si stanno drammaticamente sovrapponendo nelle aree del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 a moltissime altre criticità ancora oggi irrisolte malgrado il grido di allarme lanciato da tempo da Ance Ascoli Piceno e Fermo”. E’ con queste parole che l’Ance, i costruttori di Confindustria Ascoli e Fermo, descrivono il difficilissimo momento che sta vivendo anche l’economia locale e nazionale.

“Mentre tutta la popolazione assiste impotente ad una ricostruzione praticamente ferma, – spiegano – il sistema produttivo è costretto a fare i conti con i silenzi e le promesse non mantenute da parte dello Stato. La questione della ripresa delle attività di riscossione dal 1° gennaio 2020 è emblematica e testimonia – se ce ne fosse ancora bisogno – la distanza tra il Paese legale e il Paese reale, tra le logiche del Palazzo e i concreti problemi dei territori. La situazione è davvero esplosiva e coinvolge tutti i cittadini, non solo gli imprenditori. Mentre a distanza di quasi quattro anni dal terremoto, le macerie devono essere ancora rimosse e la burocrazia blocca l’avvio dei cantieri, sono ricominciate da quest’anno – puntuali come orologi svizzeri – le attività dell’Agenzia di riscossione. Insomma nell’area del cratere lo Stato è presente, ma solo come esattore”.

“C’è davvero grande amarezza mista ad incredulità per la decisione di Governo e Parlamento di non prorogare la sospensione delle attività di riscossione per ulteriori dodici mesi. Un provvedimento che peraltro avrebbe richiesto una copertura finanziaria di soli dieci milioni di euro” – afferma Massimo Ubaldi, Presidente di Ance Ascoli Piceno – “Stiamo continuando comunque la nostra battaglia affinché si conceda più tempo a cittadini ed imprenditori per adempiere alle proprie obbligazioni tributarie. D’altronde qui la ricostruzione non è propria partita e la ripresa economica, soprattutto del nostro entroterra, è lontana”.

“In un momento di estrema precarietà – continua Massimo Ubaldi – per l’intero sistema economico nazionale non si possono e non si devono dimenticare le urgenze del territorio colpito dal sisma che richiedono, oggi più che mai, una vicinanza speciale e provvedimenti straordinari. Molte imprese della filiera dell’edilizia sono allo stremo: stritolate dalla ripresa della notifica delle cartelle di pagamento, da una pubblica amministrazione che non paga più, da banche che revocano i fidi, da fatturati in picchiata perché i lavori sono bloccati. Per affrontare questa grave problematica abbiamo recentemente convocato tutti i Parlamentari locali: vogliamo e dobbiamo fare squadra per farci sentire di più e meglio a Roma. Il prossimo imminente decreto legge che verrà emanato per fronteggiare la crisi legata alla diffusione del coronavirus è la nostra ultima occasione. Anche perché diverse imprese in deficit di liquidità rischiano seriamente di chiudere nelle prossime settimane se non ci sarà un intervento immediato da parte del Governo. Insomma, ora o mai più!”

“In attesa che anche da noi si applichi il modello Genova – conclude il Presidente Ubaldi – speriamo da subito in un modello di ricostruzione basato perlomeno su un minimo di buonsenso”.

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